Sul Family Day

Cari amici,
da prima, dopo e durante il Family Day (sì io c’ero, felicemente!) mi si sta illuminando una questione che non riguarda solo il dibattito in atto ma, credo, la attuale e grave difficoltà di osare posizioni non con rabbia (ma da risorti direbbe la cara Costanza) e di non lasciarsi intimidire.
Mi spiego: sui giornali, su vari siti (vedi non ultimo Tracce), si è scelta come modalità la par condicio: pubblico intervento di tutti, di tutte le posizioni, con tutte le motivazioni. Tutto e il contrario di tutto. Se può andare bene per un sito di opinioni o un quotidiano che ha la preoccupazione di far finta di essere super partes, poco mi è chiaro perché altri “luoghi” come la CEI (il segretario intendo) o  Tracce, abbiano questa preoccupazione e non quella di dire: la strada è questa, la verità è questa. Rischiando.
Si, perché con questa nuova strategia non si è più obbligati all’umiltà di dire: ci siamo sbagliati, ma si potrà sempre dire: “lo avevamo detto anche noi”. E non si è chiamati alla battaglia, si diventa tutti osservatori dell’ONU: cioè persone che nei momenti clou della storia guardano per non ferire nessuno.
Ma vi ricordate “la verità, sì fa male lo so!”? Cos’è questa paura di ferire? Cos’è questa difficoltà a dire, a osare, proprio da chi la Verità l’ha incontrata perché, si spera!, l’ha cercata e ancora la cerca!
Perché per Costanza è così facile dire: Cristo è la verità dell’uomo, bella, sorridente, agitata, dal palco del Family Day e non solo nel suo gruppo di amici? E perché per tanti di noi è così difficile dire un pezzetto di verità?
Perché chi dice una verità evidente (talmente evidente che è quasi imbarazzante dirla!) viene accusato di aggressione, violenza, non accoglienza, intolleranza proprio da chi quelle verità le dovrebbe amare più di altri perché le dovrebbe conoscere più di altri?
Sarà mica che il popolo è chiamato ora ad educare i capi? I soliti ignoti a indicare la via? Sarà mica che oggi i ragazzi de La Rosa Bianca sarebbero accusati dai loro stessi compagni di creare confusione, di non ascoltare le ragioni degli altri, di non essere accoglienti?
Un ragazzo di Torino qualche giorno fa raccontando delle sentinelle in piedi ha solo detto: “bello, fa felici affermare il vero”. Punto. Non c’entra il successo, la riuscita, l’esito, il consenso. Fa felici affermare il vero.
Allora io direi, a chi a questa felicità vuole rinunciare, di guardare quei punti di umanità, quei nuclei di umanità che questa felicità la vivono e la testimoniano, e di stimarli. Non solo a mala pena tollerarli.

Pesce Mandarino