22 aprile 2018: che non rimanga una questione tra giustizialisti e magistrati

Il 22 aprile 2018 in Molise si torna la voto per le elezioni del Consiglio regionale e del Presidente della Giunta regionale.
Dopo le politiche (che hanno visto la vittoria schiacciante dei grillini) i vari schieramenti stanno affilando le armi per prepararsi a questa importante sfida elettorale.
L’onda lunga dell’M5S è probabile che inondi anche il parlamentino ed il governo regionale grazie ad un candidato alla presidenza, eletto nelle regionarie, che vanta nel suo curriculum l’aver fatto da “portaborse” alla consigliera regionale grillina uscente.
Il popolo, però, ha sempre ragione, anche quando sbaglia, e se dà il suo voto a questo partito è perché esso ha saputo raccogliere la rabbia, il disagio, l’imbarazzo sedimentatisi nel corso dei decenni, nei confronti di una politica che non riesce a risolvere alcuni problemi e che, per dirla con Guccini, “è solo far carriera”.
Il Molise rischia di diventare la prima regione ad essere governata da questo movimento che, come definito da qualcuno, è “manifestamente statalista, assistenzialista, maoista, giustizialista”.
Di fronte a questo rischio, che fanno gli altri due schieramenti? Si vogliono affidare a dei magistrati: a Di Giacomo il CDx e a Di Pietro il CSx.
Gli aspetti che caratterizzano le varie problematiche di questa regione sono diversi: scarsa innovazione, scarsa industrializzazione (per fortuna che c’è la FIAT), disoccupazione elevata, terziario arretrato, etc..
Voglio, però, soffermarmi su un aspetto particolare. Il Molise per alcuni anni è stata la regione più “comunista” del mondo: con un apparato burocratico e logistico secondo solo a quello della Corea del Nord (in proporzione, naturalmente) ha controllato l’informatica, la sanità, le due più importanti industrie agroalimentari, la più importante industria manifatturiera, etc..
In questo contesto i 5 stelle si troverebbero molto a loro agio e, probabilmente, continuerebbero su questa strada. Temo che anche i competitor individuati dagli altri due schieramenti, per formazione culturale e concezione della politica, possano non rappresentare un’alternativa a questa situazione.

Nell’ultimo periodo, rispetto a quell’aspetto particolare di cui si diceva, qualcosa è cambiato:

  • l’apparato elefantiaco si sta snellendo;
  • le aziende private, o perché, per fortuna, hanno chiuso (vedi zuccherificio) o perché acquisite definitivamente da privati (GAM e ITTIERRE) non rappresentano più quella voragine-buco nero dove sono finiti milioni di euro;
  • la sanità, con l’apertura ai privati e con la razionalizzazione dei costi sta assumendo una dimensione più adeguata;

Occorre continuare su questa strada e, per far sì che questo cammino prosegua, il CSx e il CDx non possono affidarsi a dei magistrati senza legami con il popolo (entrambi) e senza una storia politica (uno) o con una storia, a dir poco, discutibile (l’altro).
Allora ben vengano soluzioni come Rossella Gianfagna per la coalizione di centro sinistra e Michele Marone per il centrodestra. Sono candidati che possono realmente rappresentare un’alternativa credibile alla probabile vittoria pentastellata.
Essi possono fare in modo che la Regione non sia più vista come un centro di potere, come un ente superburocratico che spreca soldi pubblici, ma possono farla ridiventare quello per cui è stata istituita: uno strumento per salvaguardare la libertà e l’autonomia dei suoi cittadini, facendo crescere opportunità e prerogative che ne garantiscano un sano sviluppo, sfidando la crisi e la precarietà.

Pesce (ner)Azzurro