Argentina 2013. Il significato della libertà e la voglia di capire

Capire un altro Paese non è facile. A dire il vero non è facile neanche capire il proprio, ma l’approssimazione di certo aumenta con la difficoltà della lingua. Come si sa, l’ironico e l’implicito sono le ultime cose che si conquistano di qualsiasi idioma. E la politica è piena proprio di significati impliciti e di esiti ironici.
Tuttavia, almeno ci abbiamo provato! Winter school “l’arte della politica”, scuola di formazione per persone aperte di qualunque appartenenza e tipo (e genere of course), da 5 anni presente in Italia (Torino), è approdata anche in Argentina, promossa da tre giovani studenti universitari (Francisco Giacosa, Ezequiel Rodriguez, Pedro Medei). La prima edizione si è svolta il 4 e 5 a Rafaela (Santa Fe). Provare a capire è l’inizio di un gesto umano che si chiama “giudizio”.
Che cosa si è capito? Per fare un riassunto ingiusto in due righe da mare: l’Argentina è stata segnata per tutto il Novecento dalla carismatica figura di Peron, il cui genio paternalista-movimentista-statalista è ancora il centro della politica argentina. Così in questo momento, Cristina Kirchner, in nome del peronismo, sta di fatto portando avanti un autoritarismo democratico statalista, dove la burocrazia e il potere personale vanno di pari passo con il controllo dei voti degli infiniti sussidi di Stato. Nel frattempo l’Argentina, uno dei Paesi potenzialmente più ricchi del globo per risorse, è in preda al mercato nero (Cristina non fa più uscire dollari dal Paese e così…), alla corruzione, e ora anche a un terribile collasso di poteri voluto dalla riforma giudiziaria appena approvata che sottomette il potere giudiziario all’esecutivo.
I partiti di opposizione sono di stampo libertario o radicale, contrapponendo così l’impianto liberale puro (fare ciò che si vuole nel rispetto della libertà altrui) a quello statalista del clan Kirchner.
Come sempre il punto infuocato è la libertà, che non è aiutata né da una posizione né dall’altra, e che non può diventare né statalismo né relativismo.
Come sempre manca una posizione equilibrata che era espressa dall’unico vero oppositore della Kirchner, che ora però vive in Vaticano. L’opposizione vera, infatti, è la concezione popolare della libertà che ama il desiderio di ciascuno quanto la verità e sa che l’uno e l’altra, isolati, divengono violenza.
Capire questa difficile articolazione della parola libertà nella situazione concreta di un Paese in un momento difficile è un grande guadagno, soprattutto se si vuole che dopo lo statalismo di oggi nasca una libertà vera.
Non è facile e lo sappiamo noi italiani che da statalismo e radicalismo siamo bloccati da anni. Ma che tre ragazzi coraggiosi abbiano intrapreso questa strada è un buon segno… e un buon inizio.

Torpedine