Auto-isolamento da Covid-19

Qualche giorno di auto-isolamento mi hanno portato alle seguenti considerazioni che vorrei condividere in questo mare.

  1. Nessun uomo è un’isola. Nonostante vi siano opinionisti che inneggino alla necessaria e auspicabile segregazione, data la potenzialità del contagio da Coronavirus, da soli saremmo tutti morti. L’uomo, anche se autosufficiente, quando rimane solo ha necessariamente durata limitata nel tempo: prima o poi sarebbe destinato a morire. È banale come considerazione, ma è un dato che mi ha fatto percepire il basilare ma necessario apporto che l’altro, chiunque esso sia (commerciante, macellaio, fruttivendolo, madre, padre, amico…), porta alla mia vita.
  2. È più facile seguire la realtà, che fare quello che ci va o, con altre parole, è più facile ubbidire che inventarci la strada. O ancora, andare a lavoro che dormire. Andare a lavoro ci da’ ordine. Rispondere a quello che ci viene chiesto nella solita quotidianità ci mette da un certo punto di vista in pace. Mentre lasciati a noi stessi facciamo sicuramente più fatica a rispondere alla realtà.
  3. Decidere ed agire. La condizione di isolamento (più o meno restrittivo) ci accomuna e ci fa far fatica.

Cosa fare per non soccombere?
Io penso sia necessario non farsi trascinare dagli eventi in modo passivo, ma con decisione stabilire priorità e dare valore al tempo.
Il tempo nuovo che ci è dato da passare a casa con familiari o da soli è come una tela bianca sulla quale re-iniziare a dipingere. Ecco, ci sono cose che nella mia tela non possono mancare. Io parto da quello. E per chi ha figli o per chi deve prendersi cura di parenti o amici, partirei dal guardare cosa può costruire di più il tempo dato (bellezza, cultura, conoscenza di nuove cose).
Per esempio dire un’Ave Maria per me e per il mondo attorno, leggere una cosa bella e formativa, sistemare e fare ordine in casa, disegnare. Piccole cose, che se fatte con coscienza, possono convertirci ogni istante.

Lisca in quarantena