Bimba sottratta alla madre surrogata e affidata al padre gay: polemica nel Regno Unito

Io ho due figli e la seconda, Marta, ha esattamente i mesi della bambina dell’articolo.
Di fronte alla decisione della Suprema Corte io e mio marito ci siamo immedesimati con la situazione e abbiamo pensato che ci dovrebbe essere un limite a qualunque diritto, a qualunque accordo o contratto. I diritti di tutti possono essere giusti in astratto (non voglio fare nessuna polemica rispetto alle adozioni gay o alla madre surrogato), ma di fronte alla realtà di una bimba che ormai ha vissuto (anche se gli accordi erano diversi) 15 mesi con una persona (dormito, pianto, essere stata allattata, riso, parlato, camminato…), ormai non si dovrebbe più poter tornare indietro. Il contrario sarebbe solo egoismo e non più un voler bene a quella bimba.
Quando io e mio marito abbiamo letto questo articolo abbiamo subito pensato a Marta e a come avrebbe reagito se dopo 15 mesi di vita a stretto contatto con noi, di punto in bianco non ci vedesse più (in questi giorni che sta mettendo i denti, non vuole nessuno che non sia io).
Per questo, vorrei innanzitutto che i “nuovi genitori” ricevessero queste mie poche parole (perché magari ripensassero e decidessero diversamente) e, scrivo, siccome io non so come raggiungerli. Ma scrivo anche perché mi piacerebbe che, partendo da questo caso concreto, si potesse arrivare a dire che ci sono e ci devono essere dei limiti oggettivi di fronte ai quali tutti i diritti devono fare un passo indietro, se no tutto diventa lecito… solo perché lo voglio!

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