Calcetto o cv

Il commento del ministro Poletti sul fatto che ai giovani in cerca di lavoro serve di più giocare a calcetto che preparare il cv ha destato molto scalpore. Scalpore ovviamente moralista.

Certo, un ministro non dovrebbe dire frasi ambigue o mortificanti ma tutti sappiamo che ha detto la verità. E anche l’aspetto mortificante viene meno se lo si traduce in una considerazione e in una proposta.

La considerazione: il lavoro si trova principalmente per rapporti personali come confermano tutte le statistiche ISTAT. Solo che questo Paese, come sempre, non vuole guardare i fatti. Allora ci si riempie la bocca di frasi sul merito e poi si scelgono quelli che si trovano al calcetto. Per l’ottima ragione che ci si fida di più di chi si conosce che di chi non si conosce e che la conoscenza diretta o indiretta per via personale è più affidabile di quella che si ottiene leggendo un cv.

La proposta: invece che osteggiare le reti di conoscenze che portano al lavoro, perché non valorizzarle? Basterebbe inserire la raccomandazione scritta e ufficiale per ogni lavoro (2 lettere almeno) e, per quanto riguarda le politiche attive, pagare chi riesce a mettere su reti sociali che trovino lavoro: gli amici del calcetto ricevono un incentivo economico se i loro tornei generano anche 1 o 2 assunzioni provati dalle lettere di raccomandazione pubbliche.

Non so se si possa far esattamente questo, ma occorre di sicuro invertire la prospettiva: la rete familiare e amicale non è il nemico del lavoro ma il suo maggior alleato.

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