Cancel culture: una nuova religione

Cancel culture: una nuova religione
Foto di Andrew Martin da Pixabay

Si può pensare che la cancel culture sia soltanto una moda: c’è chi ama i jeans strappati, chi le treccine, chi buttar giù statue del passato. Oppure si può pensare che sia una tendenza politica, legata a certi interessi, o qualcosa di così poco intelligente che non vada neanche presa in considerazione.

I dogmi della cancel culture sono noti: tutti i bianchi sono razzisti, tutti i maschi sono colpevoli, tutte le minoranze sono vittime, tutti i miti, eroi, poeti, santi e navigatori, etc del passato vanno demonizzati, i loro simulacri abbattuti. (Immaginiamo un movimento di cancel culture in Italia che intendesse abbattere il mito dell’Unità d’Italia e del Risorgimento: a terra tutti i monumenti a Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele etc e stravolta la toponomastica di paesi e città, scuole, edifici, ospedali: cancellate tutte le strade intitolate a questi personaggi; occorrerebbe rinominare tutti i luoghi… una faticaccia. Ma non dimentichiamo che questi illustri nomi hanno sostituito altre intitolazioni famose, antiche, cancellando storia e cultura). C’è anche chi vede nella cancel culture qualcosa di diverso: una nuova religione e sostiene che la cancel culture sia un credo, nato nelle università americane, con i suoi dogmi, i suoi predicatori e una tendenza (allarmante) all’indottrinamento.

Uno dei punti cruciali di questo furore iconoclasta riguarda il modo di proporsi. I nuovi dogmi infatti vengono predicati con l’intolleranza tipica dei neoadepti: la nuova religione, appena fondata, è già caratterizzata dal fanatismo. Si presenta infatti come una religione intollerante, che non ammette il contraddittorio: non si limita a denunciare le discriminazioni (vere) o a combattere il razzismo e il colonialismo (reali), ma demonizza chiunque osi esprimere anche solo una perplessità sulla effettiva realtà e pertinenza della battaglia in corso. A proposito di fondamentalismo religioso, anche i talebani erano studenti del Corano, all’inizio: l’habitat accademico non è affatto garanzia di apertura mentale. Di fatti in tante università, anche italiane, prevale a volte un pensiero unico, ideologizzato, influenzato da baroni potenti; giovani studenti si lasciano facilmente ammaliare e intruppare da mastri ‘alla moda’. La parte più preoccupante è proprio quella che riguarda l’indottrinamento, un autentico ‘lavaggio del cervello’: i profeti di questa nuova religione cercano di fare proselitismo già nelle scuole elementari, attraverso un «movimento militante» che per esempio vuole insegnare ai bambini che il genere sessuale non esiste, che ciascuno possa scegliere che genere essere. E da questo punto di vista, invadendo ambiti particolarmente sensibili, il fenomeno imbocca una strada… pericolosa. Non sorprende: la storia insegna quanto l’ideologia, per impossessarsi dell’individuo, cerchi di manipolarlo fin da piccolo. Per essere sicura che la culture (senza cancel davanti) non possa mai sfiorarlo, nemmeno per sbaglio.

Moscardino