Carta bianca è uno dei gialli di Lucarelli, ambientato nel ventennio fascista, con protagonista il commissario De Luca. La trama poliziesca è quasi un pretesto per parlare di una società dittatoriale in cui domina la precarietà del diritto e il sopruso sistematico. Nell’aprile 1945, in una generica città del nord, sta per concludersi nel sangue la drammatica vicenda della Repubblica Sociale e di suoi sostenitori. Il commissario, da poco trasferito dalla brigata “politica” Ettore Muti viene catapultato in un caso oscuro che partendo dall’uccisione di un fascista eccellente, si allarga ai segreti del mondo corrotto e ormai precario delle alte sfere della borghesia fiancheggiatrice della dittatura, dei gerarchi e delle SS naziste. In un clima da giudizio finale, pervaso dalla paura del domani, dalla confusione, dalla perdita di ogni valore di umanità, il commissario inizia e continua le indagini alla ricerca della verità. Nell’assurda ricerca, in un mondo che non conosce più la differenza tra il bene e il male, di una Verità che non interessa nessuno. “Io sono un poliziotto” è il suo malinconico ritornello, che ripete a chiunque, ma soprattutto a se stesso, per riaffermare il concetto di Giustizia. “Io sono un poliziotto” dice; per ricordare alla propria coscienza di uomo che si vive e si lotta per un compito riconosciuto, indipendentemente da quello che l’ambiente e la società ci impongono come corretto e condivisibile.
Pesce Palla