ChatGPT e… La risposta

ChatGPT e… La risposta
Foto di Pixabay

In questi giorni in cui ci stiamo tutti un po’ divertendo a mettere alla prova la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale rappresentata da ChatGPT, mi sono imbattuta, neanche a farlo apposta, in un racconto di fantascienza di F. Brown intitolato La risposta, datato 1954. Ebbene, in questo racconto Brown di fatto ha previsto quello che in fondo con ChatGPT si sta realizzando: lui immagina che ad un certo punto gli uomini siano finalmente riusciti a creare un computerone così sofisticato da essere in grado di dare qualunque risposta. ChatGPT non vuole essere forse questo?  Quello che del racconto mi colpisce non è tanto il finale (molto poco rassicurante, trattandosi di un racconto di fantascienza), ma il fatto che dopo aver messo a punto questa potente macchina, la prima domanda che i suoi sviluppatori le fanno per metterla alla prova è la domanda delle domande (che non svelo), dalla quale si possono ricavare a mio avviso due aspetti interessanti: innanzitutto che ciò che muove e sempre muoverà l’uomo, nel suo continuo tentare di superare se stesso, è il bisogno infinito di significato e dall’altra parte che ciò che lo costituisce è il rapporto con un mistero di cui disperatamente cerca il volto.

Buona lettura. Per inciso, ho chiesto a ChatGPT di cercarmi il testo in questione… ha sbagliato e mi ha fornito un testo di A. C. Doyle. Uomo 1 – Intelligenza Artificiale 0!

 

LA RISPOSTA di F. Brown – 1954

 

Con gesti lenti e solenni, Dwar Ev procedette alla saldatura, in oro, degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse immagini della cerimonia.

Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutti i giganteschi computer elettronici, di tutti i pianeti abitati dell’universo – novantasei miliardi di pianeti – formando il supercircuito da cui sarebbe uscito il supercomputer, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.

Dwar Reyn rivolse un breve discorso a tutti gli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: “Tutto è pronto, Dwar Ev.”

Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra, si attenuarono. Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.

“L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.” “Grazie” disse Dwar Reyn. “Sarà una domanda a cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere”. Tornò a voltarsi verso la macchina. “C’è, Dio?” L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori.

“Sì: adesso, Dio c’è.”

Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro comando. Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

Pesce volante