Come potrei abbandonarti?

“Questo non si fa!” “Stai attento!” “Queste parole non si dicono!” “Mi raccomando…” Quante volte mi capita di dire queste frasi come mamma. E quante più volte le ho sentite come figlia.
E poi, “Mi hai fatto male”, “Stai sbagliando”, “Non è giusto”, “Faresti meglio a fare così” fanno parte della esperienza di tutti a scuola, sul lavoro, con gli amici, nel traffico (!)…
Mi ha sorpreso stamattina un Cantico (Osea 11) in cui Dio “sgrida” il popolo ebraico, ne sottolinea tutte le mancanze, ma lo fa con una desiderabile leggerezza e con un’affettuosa compartecipazione.
Lo dico perché ho sempre riconosciuto come divina la possibilità per gli uomini – per l’appunto a Sua immagine e somiglianza – di correggere senza mortificare, di giudicare senza umiliare, senza tagliare le gambe. Anzi, in qualche modo risollevando l’animo e dando un nuovo passo al cammino.
E infatti davanti al popolo “duro a convertirsi” che si allontana e non sa “sollevare lo sguardo” scoppia la domanda “come potrei abbandonarti, Efraim?”. Con tutti i tuoi limiti che ben conosco, con tutto il male che sei e che fai, io ti abbraccerei.
Perché la verità è un amore e mai una misura; e non credo possa restare “verità” quando viene impugnata come grimaldello, o indicata come standard da raggiungere.

Sirenetta