Come stai?

Sono sempre stato allergico alla domanda: Come va? Come stai? La mia vita è così piena di cose che normalmente non so da cosa iniziare per descrivere come va o come sto. Preferisco che mi si chieda se ho risolto questo o quel problema della vita.
Non si capisce neanche cosa realmente si chiede, se un giudizio di bene/male, bianco/nero o altro. Spesso poi la domanda viene posta in circostanze in cui manca il tempo per parlare.
Nel paese da cui provengo succede una cosa ancora più strana. La prima risposta è: bene. Allora chi ha fatto la domanda ridomanda: bene? E la seconda risposta è: bene! E così la terza, quarta, decima volta. Sia chi domanda e sia chi risponde non sono convinti né della domanda e né della risposta. È pura convenzione, poco rapporto umano. Raramente si è interessati e raramente si risponde condividendo. Come se si dicesse: “Va tutto bene non me lo chiedere più”. “Ma sei sicuro, tutto bene, fammi conoscere un po’ di fatti tuoi”. “Guarda va tutto bene, non ti impicciare”.
La verità è che non può andare tutto bene. E poi come si fa a misurare? Potrebbe andare bene una scala da 0 a 10 come in medicina, dove 0 è malissimo e 10 è benissimo, o una media e deviazione standard o una mediana e range (scusate la statistica)? O si misura secondo le sensazioni provate? E come si fa a misurare secondo il cuore comune che faccia capire a chi domanda la risposta?
Stamattina ho chiesto ad un paziente prima dell’anestesia: “Come va”? Anche io rientro nella convenzione, ma volevo capire quanto era in ansia. Lo percepisco guardando il volto, il tono della voce e gli occhi mentre risponde.
Ho avuto una scossa: “Le cose che contano vanno bene. La fede, la famiglia, la salute, gli amici, il lavoro. Il conto sempre in rosso ma quello non conta”. Poi ripete: “Gli amici”!
“Signor Angelo ma cosa ha fatto nella vita”? Lo chiedo spesso per distogliere l’attenzione dei pazienti dall’intervento e fargli pensare alla quotidianità o alla vita. Di solito mi rispondono “sono un impiegato”, per non dire cosa veramente fanno. Pochi raccontano cosa fanno.
Risposta: “Nella vita ho sposato la prima donna di cui mi sono innamorato. Se dovessimo rifarlo ora lo rifaremmo. È bellissimo. (E si commuove). Poi ho avuto molti doni. La fede, quel tanto di intelligenza che basta per capire la vita e il mondo, le cose. Due figlie, una sposata, sei nipoti. Alla faccia di chi dice che i figli sono un fardello. Poi ho fatto il rappresentante, il cameriere, di tutto”.
“E la fede da chi l’ha ricevuta?
“Dai genitori e da buoni amici”!
“Signor Angelo lei mi ha dato le più belle risposte che ho mai avuto. La ringrazio di cuore”.
E lui mi regala le sue poesie. A me che non le gradisco, mi sono piaciute un sacco.
Mi è dispiaciuto rimandarlo in reparto. Ho percepito cosa è un uomo cosciente in ogni istante di ciò che maggiormente lo costituisce, grato, semplice e forte in questo.

Aulonocara