In molti, oggi, esultano per il referendum catalano.
I giornali dicono che il 90% ha votato “si” e meno dell’8% il “no”.
Si afferma che è la vittoria della democrazia, mentre secondo me è la vittoria dell’egoismo e dello sciovinismo, al netto della pessima gestione della crisi da parte di Madrid, che ha utilizzato la violenza dove non ve ne era il bisogno.
Ora, prima di iniziare a commentare a caso come si fa allo stadio o al bar, un po’ di dati e ragionamenti logici, mettendo da parte l’emozione (sempre strumentalizzata dai giornali):
- ha votato appena il 42,3% degli aventi diritto, ovvero meno della metà della popolazione della regione separatista. Quindi una minoranza, per quanto agguerrita e determinata, dovrebbe determinare il destino di un’intera area;
- questa minoranza rappresenta appena 1/23esimo dell’intera popolazione della Spagna, paese di cui fa parte da 5 secoli;
- i politici e gli attivisti indipendentisti si riempiono la bocca di differenze culturali, linguistiche e chi più ne ha più ne metta, ma alla fin fine hanno ammesso che vogliono separarsi per tenersi i soldi della loro economia, considerata la più florida del paese;
- tutto il processo referendario non ha tenuto conto delle decisioni della Suprema Corte della Nazione e della Costituzione, che è una delle conquiste maggiori del moderno Stato di Diritto, mettendosi consapevolmente contro la legge;
- il diritto all’autodeterminazione dei popoli, anche questo stra-abusato per l’occasione, ha dei limiti riconosciuti dalla comunità internazionale: sono autorizzati ad avvalersene ex colonie, popoli soggetti a dominio militare straniero, e gruppi sociali cui le autorità nazionali rifiutino un effettivo diritto allo sviluppo politico, economico, sociale e culturale.
Niente di tutto questo rientra nel caso di Barcellona, che gode da tempo di un amplissima autonomia, con inno, bandiera e la libertà di parlare il catalano persino per i dipendenti pubblici e per i documenti ufficiali.
La reazione del governo spagnolo, per quanto ottusa e violenta, è un caso isolato e singolo, dovuto all’illegittimità e contrarietà al dialogo dei politici catalani, che sono voluti andate avanti con questo referendum, infischiandosene della via istituzionale presso il Tribunale Costituzionale che ha bocciato legalmente la loro proposta.
Tutto nasce, alla fine, da mere motivazioni economiche.
Se passasse il principio anarchico che ognuno a casa propria fa quello che vuole, fregandosene delle regole stabilite per gestire la comunità contro gli interessi egoistici locali, sarebbe la fine dello Stato di diritto e il ritorno al particolarismo feudale.
E durante il feudalesimo la gente viveva male, molto male. Ricordiamolo.
Pesce Piranha