Su che cosa vuol dire “giudicare” un evento

L’articolo del Pesce allergico su Barcellona mi ha fatto riflettere sulla natura del giudizio. L’ottimo pesce, infatti, accusa con efficacia la confusione di fronte alla marea di analisi e opinioni che seguono a ogni fatto, in particolare a quelli pubblici ed emotivamente forti come l’attentato di Barcellona. Spesso, tuttavia, e per intenzioni buone, di fronte a questa confusione  si tende a uscire dalle analisi rigettando il giudizio su un piano soggettivo. Di fronte a problemi immensi di politica dove occorre prendere delle decisioni pratiche (migranti sì, migranti no, migranti in una certa misura; eutanasia sì o no; nominare il terrorismo come islamico o no) o questioni profondissime di natura morale (perché c’è il male e il dolore?), si tende a fuggire dicendo che la questione sta da un’altra parte. L’altra parte sarebbe poi il riverbero soggettivo di casi particolari: il piccolo migrante, il dj che deve andare all’estero per l’eutanasia, il mio comportamento quotidiano ecc. Siccome tale riverbero soggettivo è più emotivamente coinvolgente, il giudizio sembra essere meno confuso. Ma, direbbe Manzoni, è un’illusione che nasce dal non sapere che il cuore dell’uomo, ferito dal peccato originale, è “un guazzabuglio”. Trincerarsi dentro l’esperienza particolare e soggettiva non aumenta la precisione del giudizio e spesso fa fuggire dal dovere di rischiare delle soluzioni che siano valide per tutti.

Il giudizio cristiano è il legame tra sé, il particolare che si vive (in qualunque modo perché siamo tutti legati) e il Regno di Dio – la Provvidenza direbbe il medesimo Manzoni – cioè il dialogo fra il mio desiderio, la circostanza che capita e la verità che Dio fatto uomo ha comunicato nei testi e in quei testi viventi che sono le facce del popolo cristiano. Togliere uno dei tre elementi (io, le circostanze, la verità) fa diventare alienati (se non c’è l’io), moralisti (se non ci sono le circostanze), relativisti o sentimentali (se non c’è la verità). Il giudizio, invece, è un’espressione di quell’organo vivo che è la ragione umana, così fatta per la totalità, da non essere mai contenta fino quando ne manca un pezzo.

Torpedine

Una risposta a “Su che cosa vuol dire “giudicare” un evento”

  1. Il “giudizio” o discernimento lo otteniamo se ci affidiamo alla Sua Parola. Perseguendo la vera “Scienza”, che Dio ha rivelato ai credenti attraverso il nostro Maestro e Re, il Messia…

    PROVERBI 8
    1 La saggezza non chiama forse?
    L’intelligenza non fa udire la sua voce?
    2 Essa sta in piedi in cima ai luoghi più elevati,
    sulla strada, agli incroci;
    3 grida presso le porte della città,
    all’ingresso, negli androni:
    4 «Chiamo voi, o uomini nobili,
    la mia voce si rivolge ai figli del popolo.
    5 Imparate, o semplici, l’accorgimento,
    e voi, stolti, diventate intelligenti!
    6 Ascoltate, perché dirò cose eccellenti,
    le mie labbra si apriranno a insegnare cose rette.
    7 Infatti, la mia bocca esprime la verità,
    le mie labbra detestano l’empietà.
    8 Tutte le parole della mia bocca sono conformi a giustizia,
    non c’è nulla di ambiguo o di perverso in esse.
    9 Sono tutte rette per l’uomo intelligente,
    giuste per quelli che hanno trovato la scienza.
    10 Ricevete la mia istruzione anziché l’argento,
    e la scienza anziché l’oro scelto;
    11 poiché la saggezza vale più delle perle,
    tutti gli oggetti preziosi non la equivalgono.
    […]

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