COSE DELL’ALTRO OCEANO – UN TUFFO NELL’UNIVERSITÀ

La Spigola ha contratto con me un caro debito: mi deve 15 minuti del mio tempo, sottratto allo studio della Letteratura Latina per poter mettere a nudo la frenetica vita dello studente universitario.

SVEGLIA. Mai parola fu più triste, pesante col suo carico di impegni, portatrice di una domanda esistenziale ancora senza risposta: ma perché la notte passa così in fretta e in classe il tempo inesorabilmente si ferma?
I tentativi di mentire a me stessa sono vani. Pur barricata sotto le coperte, un tenace raggio di luce mi colpisce giusto in faccia. E buongiorno anche a te, o sole mio.
LEZIONE. La prima ora è tutta una lotta interiore tra il bisogno di stiracchiarsi e quello di rispettare le regole del bon ton. Il giusto compromesso è abbassare la testa, armarsi di penna e foglio e darsi alle arti figurative. L’obiettivo è far credere al professore che in realtà stai stenografando la sua lezione. Ed è anche double-face: da una parte lo studente modello, dall’altro puoi sbadigliare senza ritegno alcuno.
ESAMI. Tasto dolente, è quell’entità oscura che si aggira all’inizio dell’anno semplicemente sussurrata, finché prende corpo assieme a libri, appunti, dispense, fotocopie, slides, quaderni, esercizi, fonti e documentazione varia. Mi astengo dal parlarne oltre, perché sono in piena sessione d’esame e l’entità potrebbe rivoltarmisi contro.
PROFESSORI. So che tra di voi c’è chi potrebbe riconoscersi nella categoria, ma farò in modo di non lasciarmi condizionare.
Qualcuno direbbe che sono esseri umani come tutti gli altri, con passioni al di là del proprio mestiere, con una vita al di là della cattedra, con persino una buona dose di simpatia e spensieratezza al di là di analisi 1, glottologia, farmacognosia, farmacotossicologia e galenica farmaceutica. Che non so cosa voglia dire.
‘Qualcuno direbbe’, ma la cosa è ancora oggetto di studi.
ORARI. La dimensione temporale dello studente non è affatto uguale a quella di un comune cittadino. Per lo studente universitario non esiste il pranzo civile, almeno decente, tranquillo, sano e nutriente. Esiste, per il 90% delle volte, la corsa alla mensa, il salto del pasto o il lancio del sugo pronto sopra ad un po’ di pasta scotta.

Ma chissà perché non si dimagrisce. Ecco un’altra domanda esistenziale che non trova ancora risposta.
Adesso vi saluto, c’è Cicerone che mi aspetta e stavolta sono proprio…

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