Dichiarazione di don Giussani all’Asca (1975) dopo l’aggressione ad alcuni studenti di CL

Dopo l’aggressione dei due studenti a Roma una nota di don Giussani per l’Asca sul movimento “Comunione e Liberazione” (Milano, 5 febbraio 1975).

In merito al grave episodio di teppismo nel corso del quale due giovani appartenenti al movimento “Comunione e Liberazione” sono stati selvaggiamente aggrediti, don Giussani, leader del movimento, ha scritto per l’agenzia Asca, la seguente nota: “Comunione e Liberazione è un movimento ecclesiale la cui preoccupazione fondamentale è quella di dar vita ad ambiti in cui sia possibile una reale esperienza cristiana e un lavoro di educazione alla vita della fede. Noi crediamo che l’esperienza della fede non sia un fatto intimistico, relegabile alla sfera della coscienza privata, ma un principio che tende ad informare di sé ogni aspetto della vita. Anche le scelte culturali e politiche, che pure restano scelte storiche, contingenti e modificabili, non possono non essere determinate in modo dialettico a partire dall’esperienza viva della fede. Il cristianesimo infatti, pur non essendo un discorso politico, ha inevitabilmente una rilevanza politica e un’incidenza sul sociale. E’ infatti l’esperienza di un movimento di vita, di una unità di popolo che è presente nei vari ambiti sociali, ne giudica, senza falsi dualismi, le contraddizioni, è proposta per tutti e occasione di solidarietà tra quanti cercano la liberazione. Noi crediamo che la condizione, perché questo lavoro di presenza cristiana possa avvenire in modo autentico, sia il costituirsi e l’esprimersi di una reale unità fra quanti riconoscono nella fede cristiana il punto di riferimento della loro vita. Di fronte al ricomporsi di questa unità si sta oggi aggravando l’influenza che l’ideologia del laicismo radical-borghese esercita sulla nostra società. Questa ideologia assunta anche dal “progressismo socialista” sta diventando un fatto dominante. Ci sembra ormai possibile parlare di un nuovo “totalitarismo ideologico” che, se tollera ancora la fede come fatto della coscienza privata, cerca, anche con la violenza, di impedirne ogni emergenza pubblica e ogni incidenza politica”. Il nome stesso di cristiano (come ha affermato il card. Poletti commentando i fatti di Roma) è spesso contrastato come se fosse colpa sociale”. Le violenze subite da aderenti a “Comunione e Liberazione”, a Roma dal teppismo di destra e a Milano dall’estremismo sedicente di sinistra, non sono che l’espressione più acuta e brutale di una volontà sempre più diffusa: è la volontà di impedire che i cattolici intervengano attivamente nella società civile per apportare il contributo della comunità cristiana. Chiediamo, per questo, libertà di espressione e rispetto per il nostro movimento e per ogni altra realtà ecclesiale che viva con responsabilità e coerenza la propria esperienza di vita nella fede e cerchi di manifestarla a livello pubblico.” don Luigi Giussani.

La Spigola