Dura a morire… (l’ideologia)

Visto che non ho alcuna simpatia per un governo (il terzo consecutivo, peraltro…) che esercita le sue funzioni senza che io – come tutti gli italiani – abbia potuto esprimermi in merito tramite il voto, non avevo scartato a priori l’ipotesi di partecipare, martedì 5 maggio, allo sciopero nazionale della scuola contro la riforma Renzi-Giannini. Non l’avevo scartata fino ad oggi, quando, segnalatomi da una collega, mi è capitato di leggere un articolo online di Ferdinando Imposimato, che illustra le “ragioni” per bloccare questa riforma della scuola. L’articolo di Imposimato mi ha illuminato su alcuni nodi decisivi della questione:

  1. È più che giusto chiedere un maggiore riconoscimento – anche economico – del ruolo del docente, ma è demagogico e fuori dalla realtà continuare ad opporsi a qualsiasi tentativo (come quello timidamente portato avanti, con tante retromarce, dall’attuale riforma) di valutazione dei docenti: i docenti che martedì saranno in piazza, ne sono sicuro, – e tanto più quando lo fanno in veste di genitori – parlano tutti i giorni di “insegnanti validi e meno validi!”. Il futuro della scuola non è continuare a difendere un falso ugualitarismo, ma avviarsi nella direzione di un tentativo di valutazione. Difficile da attuare? Certo, ma provarci è comunque meglio che difendere lo status quo.

  2. La scuola ha bisogno di risorse: per realizzare i progetti extracurriculari, già oggi siamo alla ricerca di sponsor. Che cosa c’è di male nel fatto che un soggetto non istituzionale decida di investire risorse nel settore educativo? Eppure c’è ancora qualcuno che pensa – come dice chiaramente Imposimato, citando come esempi di sprechi TAV, Expo e Mose – che povero = buono-onesto-giusto, ricco = cattivo-corrotto-immorale. Ci saranno dei rischi in questo coinvolgimento dei privati? Certo, ma corriamoli, una buona volta, invece di continuare a lamentarci di quello che non va e non voler cambiare nulla.

  3. Ma l’aspetto più interessante, perché sottende tutto l’articolo, è quello che riguarda il rapporto tra pubblico e privato, che è ancora una delle fonti di slogan più amata dai “pacifici” frequentatori di piazze e cortei. Invece di guardare alla realtà e all’effettivo bene della scuola, si vuole continuare a confondere il servizio che viene erogato (che è sempre pubblico, cioè rivolto a tutti i cittadini, senza distinzioni di sesso, razza, religione, appartenenza politica, e che pertanto deve rispettare determinati parametri e requisiti uguali per tutte le scuole) dal soggetto che eroga il servizio (che può essere lo stato oppure no, a condizione che garantisca lo standard “pubblico” del servizio). E invece oggi abbiamo scoperto con stupore che persino il grande filosofo Aristotele era per la scuola pubblica e contro la scuola privata!!!! Se fosse vissuto ai giorni nostri, sembra dire Imposimato, anche lui sarebbe sceso in piazza incappucciato per cercare di distruggere quel poco di buono che qualcuno sta provando a costruire.

Pescespada