
L’Ucraina é il punto di contatto tra due imperi, quello russo a cui é stata sotratta e quello USA che voleva impadronirsene completamente tramite elezioni libere. Occorre rendersi conto della grande partita che si gioca dietro le quinte.
La guerra é scoppiata quando doveva essere inaugurato il gasdotto North Stream 2. Questo gasdotto avrebbe reso l’Europa ancora piu dipendente dalla Russia ma avrebbe anche avvicinato i due. Gli USA non potevano permettere questa situazione anche perché l’economia europea coi suoi 450 milioni di abitanti ha tutti i numeri per competere con quella degli USA e chiunque nel mondo, a maggior ragione se sostenuta dalla Russia.
Il messaggio USA alla Russia era: se vuoi vendere gas, devi perdere spazio geopolitico! Sappiamo com’è andata. Infatti la Russia ragiona in un altro modo. C’è una sostanziale coerenza della storia russa. Se non oggi, domani, ma la Russia avanza sempre.
La priorità di Trump è la Cina motivo per cui vuole la fine di questa guerra che ha messo la Russia tra le braccia della Cina ed è costata tanti soldi americani. Trump ritiene che l’Ucraina non ha difeso, insieme agli europei, se stessa. Infatti questa guerra vede contrapposti tanti mercenari, reclute oltre i 27 anni, e tanti ucraini scappati in Europa per non combattere, non richiamati dagli stessi ucraini.
Trump sta vendendo a Putin la soluzione meno dispendiosa in un momento in cui l’inflazione russa é diventata per la prima volta insostenibile. Trump e Putin si sono detti che è inutile combattersi se si possono guadagnare tanti soldi. Soldi e presenza sul campo per gli USA, soldi e influenza geopolitica ristabilita per la Russia ma col piede USA in Ucraina per vie delle terre rare.
Non so quanto Trump si renda conto, o non gli importi, che i russi giocano in casa loro e che, come Zelensky ha cercato di dirgli, “lo fotteranno”. Cosa potrà fare il presidente americano se la Russia cacciasse al momento opportuno le aziende USA?
“Amico, non puoi venire qui a dettare condizioni. Io ti ho aiutato e ora esigo i soldi insieme alla tua firma circa la mia presenza in casa tua (firma che giustifica la presenza commerciale, non NATO, non UE, ma presenza fattiva, ai russi) altrimenti senza di me sei spacciato”. Le parole di Trump a Zelensky chiariscono che l’Ucraina conta poco per lui, che i debiti vanno ripagati, che prima viene l’America, e che se non giochi bene, te ne vai.
Lo stesso si è preoccupato di ribadire Macron in visita da Trump: “A dire il vero noi (europei) ci abbiamo messo il 60% in prestiti e altro”. Quindi vogliamo i soldi e vogliamo metterci il piede lì (la presenza militare che dovrebbe preservare la pace). L’accordo miliardario tra UK e Ucraina di questi giorni indica lo stesso.
Stanno tutti dicendo: “E’ stato lodevole il vostro combattimento e vi abbiamo aiutati, ma ora c’è poco da fare (a meno di uno scontro totale), e la vostra carcassa andrà divisa”. “Noi reclamiamo il nostro pezzetto ed è il nostro reclamo la vostra ultima sponda!” stanno dicendo tutti e gli europei aggiungono che ci vuole un confine visto che la guerra è a casa loro.
Tanto è pragmatica la questione che si invita la Turchia (che non ha speso nulla in questa guerra) al vertice europeo di Starmer per rinforzare il club europeo.
Non è forse un processo di spartizione come dopo le due guerre mondiali?
In questo momento tutti tirano al rialzo (coalizione di volenterosi, pace giusta, investimenti europei miliardari, ecc.) per poi trovare l’accordo accettabile che dipenderà dal confronto tra “deal” e “ideali”. Per gli imperi e i grandi le guerre sono un investimento che qualcuno deve pagare con le buone o con le cattive.
Se inglesi, polacchi e baltici giocano realmente contro i russi, Macron vuole rompere le scatole in casa loro (vedi rifornimento di aerei Rafale all’Ucraina e di armi all’Armenia) perché gli hanno fatto perdere l’Africa. Non penso che non troveranno un compromesso. Se gli europei avranno soldi, sicurezza e interessi preservati, di certo l’Ucraina potrà anche essere smembrata.
La questione del “deal” come fattore primario per risolvere le questioni é contro quello che affermiamo noi cristiani. La verità, la giustizia, la felicità e l’amore sono i caratteri esigenziali della vita umana (Il Senso Religioso, 11 capitolo, Catechismo CC 2304-2330) ed a questi dovrebbero sottoporsi i “deal”. Aggiungerei anche la “libertas ecclesiae” per il ruolo che la Chiesa ha nel piano di salvezza di Dio.
Ricordo a questo riguardo lo sguardo triste di Pashinian alle parole di Putin in presenza di Aliyev sulla questione dell’Artsakh: “Siamo qui tra gente che sa fare business e dobbiamo dimostrare l’uno all’altro che siamo capaci di questo”. Era andato per difendere la libertà del suo popolo mentre Putin gli proponeva un “deal”. Il popolo armeno per secoli ha dovuto esistere soccombendo a vari imperi: mongoli, arabi, turchi, ecc. Gli armeni hanno dovuto vivere da sudditi, ma preservando due cose essenziali: “la vita e la libertas ecclesiae”.
Ritornando al 24 febbraio di tre anni fa, per l’Ucraina, come per noi, ogni soluzione alternativa di allora (la neutralità rispetto a NATO e UE) sarebbe stata migliore del fare tre anni di guerra, perdere centinaia di migliaia di morti, essere umiliati, chiedere l’elemosina ed essere comprati tramite un finto contratto di “deal”. Zelensky e il suo sogno di riunire una coalizione mondiale contro la Russia ha dovuto scontrarsi con la realtà. Sarebbe stato meglio preservare la vita del popolo e la libertà dello stato.
Anche noi europei ci siamo dovuti scontrare con essa. Sarebbe stato meglio dire di no agli USA e all’Ucraina. No all’ingresso nella NATO e nella UE. No alle guerre che non si possono vincere. No al nostro indebolimento (crisi del 2008, primavere arabe, guerra in Libia, ecc.).
Noi cattolici siamo coscienti che non c’è nessun avanzamento nella storia dell’umanità che sia superiore a quelli ottenuti dall’Europa e dalle sue propaggini, USA inclusi. Questo frutto delle nostre radici religiose, filosofiche e culturali andrà riscoperto vedendo noi cattolici come fattore decisivo di educazione del popolo e fattore di unità con chi rispetta i nostri valori. Questo compito spetta a cattolici in quanto coscienti e capaci dell’universalità del messaggio cristiano e del necessario ecumenismo per valorizzare il bene di ognuno. Oggi questo sembra impossibile ma la storia la fa Dio e a noi è stato consegnato questo deposito per il bene di tutto il mondo. Una Europa cosciente di sé coi suoi 450 milioni di abitanti potrà certamente essere il fattore decisivo e di giustizia e pace nel mondo, molto più dei deal tra USA e Russia.
This is the real “deal”!
Aulonocara