Gli 11 giorni a Cannes

Dopo aver seguito quotidianamente il Festival di Cannes, volevo condividere con voi alcuni aspetti di quest’evento piuttosto importante nel mondo del cinema. Quest’anno si è svolta la 69° edizione che si è aperta l’11 Maggio con il film “Cafè society” fuori concorso, firmato da Woody Allen, che parla di una umile famiglia ebrea che vive a New York, finché un membro della stessa decide di trasferirsi a Los Angeles per tentare la carriera cinematografica; ma al posto dell’enorme successo sognato troverà l’amore. L’unico film italiano in concorso nella sezione “Un certain regard” è stato il film “Pericle nero” di Stefano Mordini tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Ferrandino. Il volto di Pericle è stato interpretato da Riccardo Scamarcio noto per le sue numerose interpretazioni come “Nessuno si salva da solo” e “To Rome with love” per citarne alcuni. Tanti i film stranieri in concorso “Julieta” dello straordinario Pedro Almodovar, “The last face” di Sean Penn, attore hollywodiano che ha firmato la regia. La cerimonia è stata presentata dal francese Laurent Lafitte già visto nel film “I fiumi di porpora”. Il Festival si è concluso domenica 22 maggio. Quest’ultimo fu istituito la prima volta sul finire degli anni 30’ voluto dal Ministro delle Belle Arti Jean Zay che propose un evento a livello internazionale prendendo spunto dalla mostra del Cinema di Venezia nata 6 anni prima; la prima edizione durata soltanto 3 giorni dal 1° al 3° settembre 1939 si concluse prematuramente a causa della dichiarazione di Guerra da parte della Francia nei confronti della Germania; quindi la prima edizione vera e propria fu spostata al 1946 a fine conflitto mondiale. Quest’evento ha visto protagonisti grandi attori e registri che nei decenni hanno partecipato: ricordiamo gli Indomiti  Roman Polansky e Steven Spielberg. Il premio più importante che viene assegnato ai lungometraggi è la famosa Palma d’oro simbolo della città della Costa Azzurra, seguita da tanti altri premi come il Grand Prix speciale della giuria e il Prix du scenario. Anche quest’altro festival è giunto quasi al suo tramonto con i suoi soliti sfarzi, partendo dai vestiti firmati dagli stilisti più famosi, al più importante red carpet chiamato da mio padre per evidenziare lo spreco di soldi, “red tappet”; la più grande stampa mondiale che ha immortalato con mille scatti ogni attimo delle celebrità, le telecronache effettuate in tempo reale dagli inviati e su tutti i notiziari. Le stesse vite private dei divi portate alla ribalta soltanto per la loro partecipazione all’evento. Che dire? Questo è il cinema come diceva Orson Welles “il nastro dei sogni”.

Cavalluccio marino