Grossman e il vero senso religioso

Ne hanno parlato quasi tutti i giornali grossi, persino Repubblica (sarà un caso che di Grossman parli meno degli altri?). Ci mancherebbe che non ci fosse su La Spigola.
50 anni dalla morte di Vasilij Grossman, l’autore di Vita e destino. Uno dei due romanzi del ‘900 che rimarranno (l’altro è il Signore degli Anelli). Chi non l’ha letto, difficilmente conoscerà tutto il gusto della libertà. La vera libertà è autenticamente religiosa, perché essere liberi significa innanzi tutto aderire al vero e al bene.
Grossman, caso singolare, insieme a Leopardi, è un ateo che ha preso così sul serio la necessità di dire il vero sul mondo e su se stesso da intuire – paradossalmente, da ateo – che Dio esiste e che la vita può avere un esito felice.
Le domande esistenziali non sono quesiti che possono condurre ovunque. La serietà con esse conduce a essere sicuri del bene, dentro a tutti i dolori della vita. Diffidate delle contraffazioni di autori con tante belle domande. Da Tolstoij a De Gregori con le domande ci si può giocare o continuare a cercare per cercare. La vera domanda si fa per trovare e chi cerca deve essere sicuro che la risposta esiste.
Chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.

Diretta twitter dal convengo moscovita dal 12 al 14 settembre su @gmaddal3

Torpedine

Una risposta a “Grossman e il vero senso religioso”

  1. “Se l’amore deve essermi negato,
    perchè il mattino spezza il suo cuore
    in canzoni, e perchè questi sospiri
    che il vento del sud disperde
    tra le foglie appena spuntate ?

    Se l’amore deve essermi negato,
    perchè porta la notte, in dolente
    silenzio, la pena delle stelle ?

    E perchè questo folle cuore getta
    getta sconsideratamente la speranza
    su un mare la cui fine non conosce ?”

    -Rabindranath Tagore

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