I ricordi di Gorbacev e la radice dell’Europa di oggi

Il libro memoriale “Ogni cosa a suo tempo” appena pubblicato da Marsilio è l’autobiografia di Gorbacev, uno degli uomini più significativi del XX secolo.
Il racconto autobiografico colpisce in due sensi.
Il primo: con le molte incredibili lacune che non spiegano la carriera di cui il medesimo Gorbacev dice di essere stupito, il libro presenta un personaggio molto interessante il cui volto rimane umano, nonostante tutto e dentro tutto. Da che cosa è garantita questa umanità? Coscientemente, dal grande amore alla moglie ora defunta, che – si capisce – è stata per tutta la vita una compagna di dialogo teso “a capire”. Incoscientemente, io penso, dal battesimo ricevuto di nascosto da piccolo, dopo essere nato nella paglia (“come Gesù” diceva sua figlia; “ricordatelo ma non dirlo a nessuno” rispondeva lui). La transizione non violenta dell’Unione Sovietica era altamente improbabile dal punto di vista della scienza politica e l’amore è sempre segno di altre forze, positive e imprevedibili, che modificano la storia.
Il secondo motivo di interesse invece è triste: in tutto questo cambiamento, dal punto di vista del pensiero, Gorbacev si appoggiava su valori umanistici di non violenza, di apprezzamento della vita e dell’ambiente, di parziale autonomia della libertà.
Colpisce il fatto che nei decisivi colloqui con Reagan e con gli altri leader occidentali nessuno gli abbia proposto qualche visione alternativa o più completa.
Così si spiega l’ambiguità del mondo che nasce dal collasso della guerra fredda: è stato oggetto di un mezzo miracolo ad avere 60 anni di pace e ad aver superato il pericolo nucleare interno, ma non ha trovato nessuna radice ideale più profonda sulla quale costruire il futuro. Così l’Europa assomiglia a una vecchia ricca signora che, superate le passioni e incapace di generare, gestisce gli affari di famiglia, sempre meno ricchi, con sempre meno trasporto.
Se un uomo dell’energia e dell’intelligenza di Gorbacev avesse trovato uomini con ideali più alti, forse sarebbe finita in modo diverso. Speriamo che non sia troppo tardi e che si possa avere un’altra occasione e qualche educatore vero che conosca la totalità di orizzonte per cui l’uomo è fatto.

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