IL 2 PER MILLE: UNA FIRMA LIBERA E RESPONSABILE

Stanno arrivando nelle case di molti italiani le certificazioni relative ai redditi percepiti nel corso del 2014. Una è arrivata anche a casa mia e con molto piacere ho notato che finalmente, oltre a quella dedicata all’8 per mille (da destinare alle istituzioni religiose) ed al 5 per mille (da destinare alle istituzioni benefiche), vi è una sezione dedicata alla scelta del 2 per mille (da destinare ai partiti politici).

Sulla base del D.L. 149/2013 (Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore) ogni contribuente può destinare il due per mille della propria Irpef a favore di un partito politico.

In realtà era possibile già dall’anno scorso fare questa scelta. Siccome, però, non era indicato sui modelli della dichiarazione dei redditi e occorreva una procedura un pò macchinosa per effettuarla, nel 2014 solo sedicimila persone hanno sottoscritto il modello del 2 per mille ai partiti.

A mio avviso si tratta di una delle più grandi conquiste di libertà del dopoguerra.

Nel referendum del 1993 oltre il 90 per cento dei votanti si era espresso per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (introdotto nel 1973), ma il legislatore dopo qualche mese varò una legge che aboliva formalmente il finanziamento pubblico, ma introduceva i contributi per le spese elettorali sostenute dai partiti. Nel 2001 sparivano i contributi e venivano sostituiti dai rimborsi elettorali (non c’era, però, una reale corrispondenza con le spesse effettivamente sostenute).

Con la legge attuale finalmente comincia a sparire quella mostruosità del finanziamento pubblico ai partiti ed è possibile sostenere, attraverso una firma, il partito politico che più esprime ed esplicita i propri convincimenti; naturalmente è possibile anche non mettere la propria firma (così i soldi del 2 per mille finiranno allo Stato).

La nostra Costituzione all’art. 49 così recita: “Tutti i cittadini hanno diritto ad associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Oltre a rappresentare la possibilità di esercitare la propria libertà, questa legge favorisce anche la maturazione di una responsabilità maggiore:

  1. da parte dei partiti, che dovranno conquistare ogni singola firma, elaborando delle proposte e dei programmi seri e convincenti e operando di conseguenza;
  2. da parte delle persone, che si riappropriano del loro primato di fare delle scelte “personali” ed hanno uno strumento in più per “determinare” la vita politica del nostro Paese.

In questo senso andrebbe affrontato un problema più serio, provando a rispondere a questa domanda: la configurazione degli attuali partiti politici è in grado di rappresentare realmente uno strumento attraverso cui i cittadini possono partecipare alla costruzione di una convivenza umana dignitosa, cioè di una politica determinata dal basso?

Pesce (ner)Azzurro