Il carnevale e il silenzio

Nei giorni di carnevale, la città di Colonia si riempie di giovani, e meno giovani, con vestiti dai mille colori, di musica e spettacoli improvvisati, di chioschi che vendono birra e salsicce.
In mezzo a tutto questo sta l’immensa cattedrale, imponente.
Chiusa ai turisti in questi giorni di folklore, è accessibile solo da un piccolo portone laterale riservato ai fedeli che vogliono accedere alle celebrazioni. Ed entrando è evidente il contrasto rispetto all’esterno: penombra e silenzio denso, impossibili da immaginare nella piazza affollata. (Come mi faceva notare un mio amico, le vetrate delle cattedrali gotiche non si possono vedere dall’esterno, bisogna entrare. Ma non solo, bisogna anche che ci sia la luce che le attraversa: l’uomo che entra e il sole che illumina, un’ottima analogia di libertà e grazia).
Grande contrasto, dunque, tra dentro e fuori, ma non contraddizione, non separazione tra due mondi. Quello che sembrava evidente a Colonia era che quel volume di silenzio sosteneva le risate e la spensieratezza della folla in festa, ne permetteva, cosciente, l’incoscienza.
In questi giorni di carnevale, un’altra “cattedrale” tedesca ci riempie di silenzio, ritirandosi “con piena libertà” in una “vita dedicata alla preghiera”. E ancora una volta bisognerà essere dentro la Chiesa per tentare di vedere come l’ammissione di una grande debolezza possa, come una roccia, sostenere la vita di noi tutti.

Sirenetta