Il digitale, il suo potere e i pericoli

Il digitale, il suo potere e i pericoli
Foto di Alena Darmel – pexels.com

Sono noti i pericoli, le notizie false, le distorsioni del WEB, ed è condivisa la necessità di regolamentare lo strapotere dei giganti del big tech. I giganti del web devono accettare, o forse meglio bisogna loro imporre, la fine dell’attuale situazione, che di fatto contempla una loro completa irresponsabilità. Essa in genere si basa sulla segretezza di calcoli e algoritmi volti a decidere le informazioni da offrire e la loro priorità. Molti ormai concordano che il sistema massmediatico onniavvolgente, comporta benefici, ma provoca maggiori danni per quanto riguarda la democrazia, la sua delegittimazione, il caos informativo, spesso sapientemente istigato, la preminenza dello scontro rispetto al dialogo, le teorie cospirative, le interferenze politiche nella vita degli stati, dove giocano influssi esterni non procedenti dalla volontà popolare; cresce velocemente la manipolazione delle parole, dando loro un nuovo significato. La situazione è scappata di mano e non sarà facile raddrizzarla. Un compito già in cammino, ma da potenziare fortemente, consiste nello sviluppare un pensiero critico sulle nuove tecnologie. Nell’area informatica è giusto criticare la “ragione digitale”: che tende a prendere il posto della ragione integrale, e a spazzare via il mondo comune. Ecco un’impresa indispensabile, se non intendiamo sottometterci alla dittatura dell’io digitale. Si dice: Digito ergo sum, ed è tutto. 

All’origine di questo sconvolgimento sta l’errore antropologico dell’individualismo liberale, che mira ad assecondare il soddisfacimento degli interessi dei singoli come obiettivo primario. L’io autocentrato, che non ha vere relazioni e che si confronta polemicamente con il resto del mondo, ritiene di essere al di sopra di tutti: l’accesso alla rete nutre in lui un senso di onnipotenza e lo predispone alla lotta con gli altri. Questo io fittizio è oggi diventato un io rabbioso, che cerca più la rissa che l’intesa. Nel perenne tumulto della rete l’io digitale rischia di diventare un io tiranno: non solo la fiducia negli altri viene meno, ma essi sono un pericolo di cui diffidare e un avversario con cui scontrarsi. Il conflitto mediatico genera più distanza che vicinanza.

Lo sviluppo della cultura tecnoscientifica marginalizza culture, lingue, arti, tradizioni dei popoli a favore di un cosmopolitismo tecnico-universale. La distorsione mediatico-digitale pone ulteriormente in luce la crisi che investe l’antropologia delle liberaldemocrazie occidentali, dove emergono due piaghe:

1. la riduzione del ventaglio dei diritti umani soltanto a quelli di libertà, che ne rappresentano solo un versante, e che vengono intesi come arbitrio sciolto da ogni legame da parte del singolo. Non di rado tali “diritti” sono semplici pretese. Tanti vedono nell’Occidente un declino morale;

2. l’altra piaga è l’illimitata manipolabilità della natura (compresa quella umana) e la folle rincorsa della modernizzazione continua.

L’idea di un progresso illimitato è un mito che vive ben radicato in noi a cui in fin dei conti non vogliamo rinunciare.

Moscardino