Il digiuno per la Siria: questione di paura o di ragionevolezza?

Ferrara ha scritto (www.ilfoglio.it – Il digiuno dei pavidi) che il digiuno di oggi proposto per evitare una guerra “giusta” è il digiuno dei pavidi, di chi non ha coraggio, non prende provvedimenti che sono in suo potere e ha semplicemente paura.
Mi ha dato da riflettere: bisogna intendersi sulle motivazioni. Di chi aderisce a questa giornata, certamente, ma in primis di chi l’ha proposta: perché il Papa ha chiesto questa giornata di preghiera e digiuno?
Non mi sembra si tratti dello sciopero della fame alla “Pannella”, per attirare l’attenzione dei potenti su un problema più o meno sentito dagli aderenti. Il destinatario è un po’ più su anche dei vari Obama e Putin.
E la proposta di papa Francesco parte da una ragionevolezza profonda, dalla constatazione che tutti abbiamo una ferita dentro, un segno, una incapacità profonda a fare il bene anche se lo vogliamo, quello che la saggezza della chiesa da sempre riconosce e chiama peccato originale. Gli uomini non sono in grado di fare la pace, di costruirla. In una situazione delicata come quella attuale, la pace sembra essere il grido e il desiderio di molti, ma ci vuole la ragionevolezza di ammettere questa ferita del cuore, questa impossibilità a fare il bene nella piccole e nelle grandi questioni della vita.
Allora capisco che la pace possiamo innanzitutto domandarla, in modo fisico e carnale, con un gesto concreto come la rinuncia al cibo, perché durante la giornata ci ricordiamo dell’Unico che può darcela profondamente come un dono. Pochi riportano la frase completa di Papa Francesco: digiuniamo per invocare da Dio il grande dono della pace per l’amata nazione siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. Perché Lui che può, sostenga tutti i (giustissimi e dovuti) tentativi umani che si faranno in questi giorni per giungere alla soluzione della crisi siriana.

Donzella