Un mesetto fa, annoiata dai primi giorni di settembre, ho deciso di guardare un film in streaming e la mia curiosità si è poggiata su un film dal titolo un po’ smielato: “Io prima di te”, con due giovani interpreti, Sam Clafin, già visto all’opera nella trilogia di Hunger Games in veste di co-protagonista, ed Emilia Clarke, protagonista della serie televisiva il “Trono di spade”. Inizialmente una storia come tante, una ventiseienne che passa da un lavoro all’altro per aiutare la sua famiglia senza mai perdersi d’animo; finché dopo l’ultimo lavoro andato male decide di accettarne uno la cui serietà e responsabilità superano anche le sue aspettative: accetta un lavoro come assistente personale di un giovane e ricco banchiere finito sulla sedia a rotelle a causa di un incidente. Nei suoi sei mesi di lavoro la protagonista cercherà di far capire al giovane che la sua vita è ancora degna di essere vissuta e lo spingerà ad allargare i suoi orizzonti, all’insaputa dell’accordo che il ragazzo aveva fatto con un associazione svizzera per l’eutanasia. Mai visto un modo più semplice nel trattare questa tematica piuttosto delicata e dibattuta negli ultimi anni. Tratto dall’omonimo romanzo di Jojo Moyes pubblicato nel settembre 2014, dato l’enorme successo del libro la regista Thea Sharvock ha chiesto alla stessa scrittrice di scrivere la sceneggiatura per la pellicola. La tematica dell’eutanasia viene affrontata da metà film in poi, una dicotomia tra la famiglia del ragazzo che appoggia la sua scelta e la sua assistente personale che si oppone a questa terribile decisione. Una costante fiducia di ripensamento è presente per tutto il film e lo spettatore viene catapultato nello schermo quasi come fosse un interprete: la speranza del co-protagonista nel risvegliarsi improvvisamente da questo incubo e la speranza della protagonista nel convincere il suo paziente ad una scelta diversa. Ma il disegno è già tracciato, soltanto che lo spettatore ancora non lo conosce. La domanda ricorrente per tutta la visione della pellicola è: “Quanto è già stato scritto nelle nostre vite? E quanto ancora possiamo cambiare? Se possiamo cambiare. Tematica importante come quella sull’eutanasia venne affrontata per la prima volta a livello cinematografico nel film tedesco “Io accuso” del 1941, che aveva l’obbiettivo di supportare il programma “Aktion T4” (nome convenzionale con cui veniva designato il programma nazista per l’eutanasia) che fu propedeutico al piano di sterminio della Shoah. Successivamente questo film venne bandito dagli schermi. Negli anni se ne sono succedute diverse di pellicole relative all’argomento, finchè nel 2004 tornò alla ribalta lo straordinario “Million Dollar Baby”, firmato e interpretato da Clint Eastwood, vincitore di quattro premi Oscar: venne fortemente criticato per la sua reale crudezza e la stessa critica lo stroncò. Una tematica considerata da molti un tabù, da altri una prassi necessaria e da altri ancora un abominio, poiché nessuno è in grado di scegliere chi vive o chi muore ad eccezione di Dio.
Cavalluccio Marino