IL NUOVO GOVERNO DELL’ITALIA
L’IMPEGNO DEI CATTOLICI IN POLITICA
LE ELEZIONI COMUNALI A TERMOLI NEL 2019
Hanno promesso, hanno vinto, hanno stipulato un contratto, hanno giurato, hanno festeggiato ed ora, finalmente, si accingono a governare. Devono dare risposta ad una serie infinita di problemi: la disoccupazione, la disabilità, l’immigrazione clandestina, l’agricoltura, la sicurezza, la povertà di milioni di italiani, etc. etc..
Di fronte a tutto ciò, non posso non augurare buon lavoro al nuovo governo e nel mio piccolo non posso non condividere l’invito a tutti rivolto dal Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, ad usare «parole di concordia e di dialogo per abbattere i muri di inimicizia e per superare lo spirito di divisione che sembra diffondersi nel Paese … e di pacificare gli animi e di dare segnali concreti di speranza».
Anche per questo è il caso di evitare giudizi preventivi ed è meglio aspettare lo sviluppo della situazione; da questo punto di vista, se sono da stigmatizzare gli attacchi subiti dal Presidente della Repubblica, altrettanto non condivisibili sono i giudizi offensivi sul nuovo governo (fascista, estremista, antieuropeista, etc.) da parte di molti intellettuali.
Vorrei dedicarmi, invece, ad una breve riflessione riguardante l’inconsistenza del voto dei cattolici e della comunità cristiana, la cui presenza è destinata a rimanere irrilevante dal punto di vista qualitativo ed irrisoria da quello quantitativo.
Se da un lato, è stata digerita la fine “dell’unità, anche politica, dei cattolici”, dall’altra si è teorizzato un impegno dei cattolici alla stregua di un “lievito” che fermentasse con la sua presenza (ancorché anonima) la vita sociale e politica nelle sue varie forme e manifestazioni.
Questo approccio ha portato a disperdere quasi tutto il patrimonio culturale che, bene o male, aveva contribuito a costruire la nostra Nazione e non sono serviti i tentativi di alcuni politici che, pur partendo da una chiara identità cristiana, non l’hanno saputa esprimere a livello politico, facendo rimanere senza vita degli ideali sinteticamente espressi in alcuni slogan, come “Più Società, Meno Stato”, “Sussidiarietà”, “Valori irrinunciabili”, etc..
Certo, non si tratta di rieditare un “partito” dei cattolici ma, prima di tutto, di cercare di capire perché sempre meno persone si implicano nell’impegno politico a partire dalla propria esperienza di cristiani, nonostante gli sforzi delle gerarchie ecclesiastiche e nonostante gli inviti del Papa a sporcarsi le mani e a non rimanere alla finestra a guardare. Se Mons. Bregantini (Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi Campobasso-Bojano) ha denunciato l’incompatibilità delle proposte grilline con i principi cristiani, vuol dire che il problema esiste e che non è possibile delegare tout court le proprie responsabilità a chi sembra prendere più sul serio il disagio e l’emergenza che stanno vivendo gli italiani.
A dire il vero, non so bene da dove si potrebbe ripartire; sento l’urgenza, però, di recuperare in qualche modo quel patrimonio ideale che ha connotato tutta l’esperienza pubblica dei cattolici italiani, ricostruendo un interesse, una passione per il civile, una mobilitazione, una coscienza civica.
Visto che l’anno prossimo a Termoli (CB) si vota, potremmo provare a partire da qui!
Pesce (ner)Azzurro
A fronte di un Vescovo (Mons. Bregantini) che denuncia l’incompatibilità delle proposte grilline con i principi cristiani, abbiamo visto non più di qualche mese fa il direttore del quotidiano dei vescovi italiani sostenere – a proposito dei grillini e dei cattolici – che “se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alle povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità». E’ difficile in un contesto del genere capire a chi ci riferisce quando si parla di cattolici italiani.