Il popolo chiede se sterzi?

Cari amici della Spigola,
all’esortazione: “A Cesare, il popolo chiede se-sterzi!”, Cesare rispondeva “No, tiro dritto!”
Maria Antonietta, ad un’esortazione simile: “Il popolo grida perché affamato ed è finito il pane!”, pare che abbia risposto “Mangino brioches!”.
Non so se i due episodi sono veri, li uso per dire che chi ha il potere, di solito, non ascolta il popolo.
Oggi il popolo cosa chiede?
Di cosa ha bisogno?
Abbiamo due fatti di cronaca sotto i nostri occhi: i gilet gialli francesi (e non solo) e la tragedia della discoteca di Corinaldo nelle Marche. Entrambi gli episodi sono “popolari” perché riguardano il popolo, provengono dal popolo.
Cosa chiede il popolo in Francia? Sinceramente non ho ben chiara tutta la situazione ma mi sembra di aver capito che la protesta è nata dall’ennesimo rincaro delle tasse, stavolta il prezzo del carburante, che incide maggiormente sulle classi meno ricche. Chiaramente una protesta così diffusa dimostra un disagio ben più profondo perché riguarda tutti gli strati della società civile, potrei addirittura spingermi a fare una considerazione “ultima”: quando si tratta di movimenti così grandi il disagio è a livello del desiderio strutturale dell’uomo, diciamo del desiderio di felicità. Vivere in povertà è umano? Diciamo diversamente: abbiamo ideali tanto grandi da poter sopportare il peso del sacrificio di una vita in ristrettezze economiche?
Discoteca Ancona: qual è l’ideale per cui divertirsi? Cosa vuol dire “divertirsi”, “fare festa”? Cosa vuol dire festeggiare l’alba della vita?
I ragazzi di Ancona sono adolescenti che si affacciano alla vita: perché sono attratti da canzoni cattive e violente?
Chi o cosa ha interrotto, o meglio dove si è interrotta la comunicazione della bellezza della vita?
Torniamo alla domanda iniziale: oggi il popolo di cosa ha bisogno?
Mi è tornato in mente un intervento che don Giussani ha fatto al Tg2 del 2003 dopo l’attentato di Nassirija in cui morirono tanti carabinieri italiani in missione di pace.
Diceva Giussani alla fine dell’intervento:

30Giorni | L’urto del cuore (Luigi Giussani)

Se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio.
La paura o il disprezzo della Croce di Cristo non farà mai partecipare alla gioia di vivere all’interno di una festa popolare o di una espressione familiare.
La testimonianza di Dante Alighieri è rifiorita nel dolore della signora Coletta:

«In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate»

Educazione del popolo cosa significa?
Educare vuol dire (e-ducere) tirare fuori, per cui abbiamo qualcosa dentro: la persona educata sa chi è e cosa vuole, ma non secondo il disegno dell’educatore bensì così come è fatta, secondo il disegno del Creatore.
La domanda è serissima, urge una risposta perché ne va delle nostre vite.
L’educazione avviene in luoghi “fisici”, all’interno di un flusso “storico”, che tenga conto di tutto l’umano, senza censurare o dimenticare nulla, neanche il male e l’errore.
Lasciatemi passare questa seconda affermazione: quindi per essere educati non occorre dare le risposte “esatte”, è sufficiente essere amati.
Come avvenne nelle catacombe, alcuni iniziarono a riunirsi in nome di un ideale abbastanza grande da sostenere il sacrificio di vivere nell’oscurità. Questi luoghi, immersi in un flusso storico che è la Chiesa, sono gruppi di amicizia formati da persone legate per il comune destino incontrato che si chiama Cristo.
Sono gruppi di amicizia “fraterna”, disseminati nel popolo, da cui è possibile che il popolo riprenda a partecipare alla gioia di vivere e di sacrificarsi in virtù della croce di Cristo.

Don Luigi Giussani – Nassirya 2003. «Se ci fosse un’educazione del popolo, tutti starebbero meglio»

Il primo passo è cercare questi gruppi e vivere con loro.
Il cristianesimo passa per “osmosi” per cui è possibile essere felici persino per uno come me.

Au revoir!
Thon de suite!

Tonno subito