Il senso religioso e il Meeting

Michele Brambilla su La Stampa (http://www.lastampa.it/2015/08/21/italia/politica/cl-torna-alle-radici-parte-il-primo-meeting-della-post-politica-ddOdXSvdahOOBJD9s6sxTL/pagina.html) ci informa che il Meeting “finalmente” (secondo fonti anonime…e neanche acquatiche!) torna all’origine. Pur lasciando perdere i commenti su politica e politici, che come sempre sono ben lontani dall’addentrarsi nei fatti limitandosi alla ripetizione di antichi luoghi comuni, il problema è che Brambilla individua l’origine del Meeting in un “grande incontro internazionale di fedi e culture diverse”, insomma in un festival del senso religioso.
Fosse così, il movimento non sarebbe stato così interessante e decisivo nella storia di tante persone e dell’Italia. Il movimento non era e non è interessante perché si fa tante domande. Per questo basta essere intelligenti e umani. Il mondo è pieno di filosofi, poeti, cantanti, soubrette che si fanno tante domande – e ci sono persino i festival della filosofia! – e non generano movimenti che conquistano decine di migliaia di giovani non credenti che diventano motore di opere di carità, di cultura, di azione e – mi spiace per Brambilla – anche di politica.
Don Giussani era affascinante perché stupito del fatto che Gesù fosse la risposta a quelle domande, oggettivamente, per la ragione e per il cuore di tutti. Era questa sua pretesa a essere la forza che ha fatto assumere al movimento un ruolo sociale enorme in Italia e nella Chiesa, facendo innamorare tanti… e arrabbiare altrettanti. Secondo Giussani uno che incontra Gesù davvero incontra tutta la verità, la bellezza e la giustizia. Il fascino era ed è nella proposta totalizzante: quell’incontro con Dio fatto uomo è tutto lo stupore della vita, è vivibile dentro una compagnia umana e ha qualcosa di preciso da dire su tutto, politica inclusa. Gli errori che si possono fare su quest’ultimo punto, non ne cancellano l’assoluta necessità. Se il movimento buttasse via quella parte di rischio dell’impegno, perderebbe anche il suo fascino totalizzante, restando buono per chiacchiere da giornale e da salotto, e per elucubrazioni o devozioni di persone già piamente convinte.
Il Meeting è nato da questa certezza un po’ sbarazzina, per dire a tutti i molti turisti riminesi che chi incontra Gesù è più contento, più umano e intelligente… e si gode di più le ferie! Così si dialoga davvero, facendo una proposta a cuore aperto e ascoltando gli altre dire di sì o di no, liberi di dire pane al pane e vino al vino, di confrontarsi, perché sicuri non della propria coerenza ma del vero che si è incontrato. Se Brambilla vuole fare una bella indagine giornalistica, vada a chiedere alle persone che al Meeting ci sono e ci lavorano perché sono lì e che cosa vogliono dire. E si informi sulla vera storia del Meeting, altrimenti ci lascerà un po’ “nostalgici”… della verità!

Torpedine

3 Risposte a “Il senso religioso e il Meeting”

  1. Il solo senso religioso non sarebbe in grado di dialogare con così tante culture e fedi differenti.
    Solo un uomo adulto, innamorato di Cristo, è in grado di abbracciare, valorizzare e lasciarsi arricchire da tutti quelli che incontra.
    Quindi solo chi è accecato dall’ideologia può aver visto nel Meeting di quest’anno un festival delle culture e del senso religioso.

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