Il Visibile dell’Invisibile – Le icone di Titti

Il Visibile dell’Invisibile - Le icone di Titti
Icona di Concetta Giustiniani detta Titti

Si è chiusa il 10 gennaio 2023 la mostra di Icone Sacre presso il Castello Svevo di Termoli. 

La mostra, dal titolo “il Visibile dell’Invisibile” è stata visitata da centinaia di persone ed ha presentato opere, realizzate secondo le più antiche tradizioni iconografiche, dell’artista termolese, Titti Giustiniani, il cui percorso professionale, iniziato con il diploma all’Istituto d’Arte e all’Accademia delle Belle Arti di Urbino, si è intrecciato con il personale percorso di fede che, quasi come sbocco naturale, l’ha portata a incontrare l’iconografia sacra.

La prima reazione che ho avuto contemplando le opere è stata: “Che bello!” e nel breve colloquio avuto con l’artista e dalla lettura dei 4 pannelli esplicativi ho capito qualcosa di più di questa forma d’arte che, grazie a Dio, continua ad esistere ed ha molto da dire anche agli uomini del nostro tempo.   

Con l’esposizione delle 22 icone l’iconografa ha voluto comunicare ciò che è possibile cogliere della Presenza di Dio fra gli uomini; un Dio che si è fatto uomo, si è reso Visibile, diventando immagine, icona appunto, del Dio Invisibile: Gesù, la Madre di Dio, i Santi protettori di Termoli, la Croce di San Damiano, scene salienti del Vangelo, etc., queste alcune delle icone esposte.

I frammenti di bellezza che vediamo nel mondo sono segno della potenza di Dio e della sua presenza. Teologicamente il “bello” è sinonimo di “buono” e di “vero”, allora un’icona è bella non solo perché risponde a dei canoni artistici particolari, ma perché è “vera”, ossia quello che rappresenta spalanca ad una Presenza.

E come stare di fronte a queste icone (dal greco eikon = immagine)? Antoine de Saint-Exupéry faceva ripetere al Piccolo Principe: «Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». 

Allora ci vogliono occhi non separati dal cuore per cogliere l’essenziale, che è quell’Invisibile che si manifesta nel Visibile delle icone. Il Visibile chiede il nostro coinvolgimento in un percorso attraverso la “bellezza”, perché nell’icona il volto si comunica a noi come Bellezza, quella “bellezza che salverà il mondo”, diceva Fëdor Dostoevskij.

L’uomo instancabilmente in ogni sua azione ricerca il volto del “bello”, del “buono” e del “vero”, e dove può trovare questo Volto se non in chi gli ha messo nel cuore questo desiderio ed è diventato Uno fra noi?  

Una bellezza dove attrazione e libertà non sono schiave l’una dell’altra, ma quello che attrae lascia spazio al rispetto, alla devozione, alla venerazione; le icone, infatti, non sono semplici dipinti da ammirare, ma sono “preghiera dipinta” che ci conducono a riconoscere ciò di cui vogliono essere segno tangibile. 

 

Pesce (ner)Azzurro