Il volto della crisi

Pensavo di essere abbastanza informata sulla crisi economica che da qualche anno attanaglia il nostro paese e il mondo intero. D’accordo, non ho le competenze tecniche (economiche, politiche, sociali…) per leggere dati e fare analisi, ma la diminuzione del potere d’acquisto del mio stipendio (e la conseguente più puntuale pianificazione/riduzione delle spese), insieme alla lettura costante dei quotidiani, mi faceva sentire – come ogni brava massaia – relativamente competente.
Ieri, convocata a un consiglio di classe a dir poco superfluo, scopro quasi per caso che un ragazzino della mia nuova terza (fragile, incostante, disattento…) avendo il padre perso il posto di lavoro – unico reddito della famiglia – lo scorso anno aveva cumulato un numero particolarmente elevato di assenze: tante mattine, non avendo mangiato il giorno prima, non aveva letteralmente le energie per alzarsi!
Scopro dalla preside, dirigente di un comprensivo, che la situazione di questo ragazzo non è rara e che coinvolge parecchi bambini, in particolare quelli di una delle sedi periferiche della nostra scuola primaria.
Dallo scorso inverno seguo con una certa apprensione l’evolversi della crisi greca, e il dimezzamento dei salari di questi nostri vicini di casa e di cultura mi ha inquietato non poco. Ricevo notizie di prima mano da una collega, moglie di un cipriota, e apprendo così che le informazioni forniteci dalla nostra stampa sono perfino più rosee della situazione reale. Lì, lo so, arrivano a scuola bambini affamati, ai quali insegnanti allo stremo prima di tutto devono procurare il pane.
Ma le mie scarse doti non mi permettono di cogliere la gravità di un fenomeno se non in un rapporto reale, diretto, con uno presente. Faccio fatica a concepire (e a muovermi per) un popolo in crisi, una generazione mai occupata, una umanità devastata.
Per questo, forse solo da ieri capisco la portata della crisi: da quando sono costretta a guardarla negli occhi di un ragazzino che con la sua fragilità, incostanza, disattenzione mi ributta in faccia tutta la mia responsabilità di adulta. Che ho proprio verso di lui – unico e irripetibile nel suo rapporto con il Mistero – e attraverso di lui, verso il mondo intero, che così riacquista tutta la sua unicità, concretezza, carnalità.

Alice