Intervenire davvero

“Tu la conosci la storia del maestro zen e del bambino? C’è un bambino che per il suo quattordicesimo compleanno riceve un cavallo, e tutti nel villaggio dicono: “Che meraviglia, ha ricevuto un cavallo!”, e il maestro zen dice: “Vedremo”. Due anni dopo cade da cavallo e si rompe una gamba, e al villaggio dicono: “E’ terribile” e il maestro zen dice: “Vedremo”. Poi scoppia la guerra e tutti i giovani devono andare a combattere tranne il ragazzo che ha la gamba ridotta male e tutti al villaggio dicono: “Che meraviglia”… E il maestro zen dice…”
(La citazione è significativamente tratta da un film, “La guerra di Charlie Wilson”, in cui si racconta l’origine degli aiuti U.S. in Afghanistan durante l’occupazione sovietica.)

Credo che sia un paradosso parlare di una “guerra giusta”: ci possono essere guerre inevitabili e ci possono essere buone ragioni per fare la guerra. Ma la guerra resta una cosa terribile; e la prospettiva ha da essere sempre più ampia come profondità di giudizio e come imprevedibilità delle conseguenze.
Non che sia condivisibile l’ombra di relativismo che impregna la frase del maestro zen, ma la storia umana non può che essere guardata lasciando aperta la porta al senso del Mistero che la trama. Perché è nobile voler “fare qualcosa”, ed è quasi doveroso testimoniare al mondo ogni passo di progresso compiuto; solo che ogni vero passo (personale o politico), quanto più è vero, tanto più è lontano da ogni presunzione e imposizione.
In questo modo capisco la proposta del Pontefice di domandare a quello stesso Mistero di avere pietà degli uomini e di illuminare le menti di chi in qualche modo può influire sulla attuale situazione in Siria, in Medio Oriente e nella nostra Europa.

Sirenetta