Io sono Dio (ovvero il delirio di onnipotenza di un avaro)

Leggo sul Corriere di oggi la notizia scioccante di un medico di origine austriaca – direttore di una clinica della fertilità a Londra – che tra il 1943 ed il 1962 utilizzò il proprio sperma per fecondare oltre 600 donne. La storia è emersa di recente, quando alcuni suoi “figli”, insospettiti da incredibili somiglianze, hanno voluto indagare la propria origine col test del DNA, arrivando alla agghiacciante conferma di essere frutto del delirio di onnipotenza di un folle o forse (ma è lo stesso) della sua perversa mania di risparmio.
Fin qui la notizia. Il Corriere non commenta (per certi versi la notizia si commenta da sé) ed è ovvio che al mondo moderno, che da anni indaga e tenta di legiferare sull’argomento, si aprono scenari di aberrazione legati alle conseguenze di tali incredibili fatti.
Francamente non mi basta. Io vorrei indagarne l’origine.
Cosa unisce il dramma di una coppia che desidera e non può avere figli a quello di un’altra che può e non li vuole? Ovvero: quando parliamo di aborto, contraccezione, Pgd, RU-486, FIVET o inseminazione artificiale, elenchiamo solo una serie di possibili soluzioni a problemi diversi o parliamo del cuore dell’uomo che – giustamente – desidera la felicità, ma poi pretende di ottenerla fingendosi padrone di ciò che non potrà mai possedere?
Forse la risposta è nel cuore della mia amica G., grande donna e madre adottiva di due ragazze ormai più che adolescenti, che dopo anni dalla scoperta della propria sterilità non riesce ancora a recarsi a visitare un’amica che ha appena partorito.
Se il cuore dell’uomo è questa ferita insanabile, questa domanda di infinito che nessuna cosa finita riesce a colmare (neanche una maternità tanto desiderata e ormai pienamente realizzata) è segno che è fatto da un Altro. Che è promessa di un Altro. Un Altro che – Lui sì – è veramente Padre, è veramente Dio!

Alice