The King

Cari amici della Spigola,
bentrovati. Sì, sì, ho avuto da fare.
Sono andato a vedere la presentazione di un libro molto interessante dal titolo significativo: “The king”.
Biografia di Rocky Marciano.
Mi piace la boxe da quando ero piccolo, seguivo gli incontri di Marvin Hagler negli anni 1985-86, poi ho iniziato a seguire gli incontri di Mike Tyson perché un’estate dopo l’esame di terza media sono stato ricoverato per l’appendicite e uno che era in stanza con me diceva di seguire quel pugile che avrebbe sicuramente sfondato. E in effetti ha sfondato tanti setti nasali fino a diventare a 19 anni campione del mondo dei pesi massimi per distruggere tutto in pochi anni.
Invece il mio conterraneo Rocky Marciano (i genitori erano di Ripa Teatina, in provincia di Chieti) nato nel 1923 ha iniziato la boxe a 24 anni, è diventato campione del mondo dal 1952 al 1956 e si è ritirato imbattuto: 49 incontri da professionista tutti vinti, nessuno come lui. E’ morto in un incidente aereo a 46 anni nel 1969. Quando saliva sul ring lo faceva con un unico pensiero: vincere ad ogni costo. Molti avversari hanno dichiarato che sembrava di picchiare contro un muro, in diversi incontri è andato a tappeto nelle prime riprese, ha recuperato ed ha vinto per ko nelle ultime riprese. Un tipo interessante, vale la pena approfondirne la conoscenza.
Bene, detto questo qualcuno potrebbe giustamente chiedere: “E a me… ?”
Andiamo al dunque. Mi sono chiaramente tuffato in questo ritrovato amore e mi è tornata in mente una statua celebre ai più e che vale la pena di ricordare: il pugilatore in riposo, datata IV secolo avanti Cristo.
Se la guardate bene, alcune estremità della statua sono più consumate a dimostrazione di quanto fosse tenuta in considerazione. Un po’ come il piede della statua bronzea di san Pietro conservata nella Basilica Vaticana.
IV secolo significa 2400 anni fa, e il fascino della lotta, della sfida è rimasto intatto.
Perché?
Ricordate nella bibbia l’episodio di Giacobbe che lotta tutta la notte con Dio? Gen 32, 24-34: Giacobbe continua a lottare anche quando questo misterioso uomo (the King) gli ha slogato l’articolazione del femore e alla fine gli dice: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”
Evidentemente a Dio non piacciono quelli che scendono a patti per non rischiare e allo stesso tempo agli uomini piace combattere contro l’altro.
Anche la lotta è un rapporto, l’uomo è fatto per essere in rapporto e in questo rapporto riconquista se stesso e cambia nome (definizione completa di “lavoro su di sé”).
Bene, ora vado che ho da fare.
Mi aspettano due ore di allenamento in palestra e poi vado a rompere le lische all’acciughina (ehm… iniziamo dal basso per arrivare in alto).
Ma mi sa che… Tonno gonfio

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Tonno subito