LA “GRIGIA” QUOTIDIANITÀ

“Liberaci dall’epidemia che ci sta colpendo affinché possiamo ritornare sereni alle nostre consuete occupazioni e lodarti e ringraziarti con cuore rinnovato.”
Così recita la parte conclusiva della preghiera che il Vescovo di Torino ha distribuito in tutte le chiese, chiedendo ai fedeli di recitarla ogni giorno.
Già, perché mi trovo effettivamente addosso questo desiderio di “tornare alle consuete occupazioni”? Perché mi manca così tanto la “banale” quotidianità? La sveglia alle 6.10, le corse per arrivare in orario a scuola, le facce dei miei allievi, le discussioni con i colleghi, i weekend passati a correggere montagne di compiti in classe…
Di solito, si dice che la “quotidianità” sia pesante e grigia, banale e poco interessante. Eppure, quando questa non c’è più, per un periodo di tempo prolungato, ti manca. Forse per una questione di sicurezza? Forse perché nell’emergenza ci si sente senza punti di riferimento?
Pensandoci un attimo credo che quello che più manca sia la percezione della costruzione, che paradossalmente è tanto presente, seppur non sempre a livello consapevole, nell’ordine della quotidianità. Nelle “consuete occupazioni” c’è un aspetto di obbedienza alla realtà che dà la sicurezza della bontà e dell’utilità del tempo che scorre.
Nelle nostre giornate c’è di solito una sorpresa di cui non sempre ci accorgiamo! Come la bellezza di incontrare tanti occhi assetati di conoscenza e di curiosità ogni mattina entrando a scuola!!!
Desidero che questo sia possibile anche ora! In questa situazione così sospesa e nuova in cui ci troviamo a vivere: a casa per molte ore, attivando classi virtuali, confrontandoci sulle chat tra colleghi su webseminar o compiti on line!

Stella Marina