La luce

Ho scoperto che nella tradizione di alcune famiglie, che sicuramente è legata alle loro origini e alla loro storia, i defunti prima di ricevere la giusta liturgia e sepoltura, non vengono immediatamente messi nella bara ma adagiati nel proprio letto con gli abiti della notte, quasi a voler dare un significato meno doloroso al passaggio dalla vita alla morte, e come se il sonno che permette al nostro corpo di abbandonarsi beatamente all’oblio, aiutasse il passaggio. Ma mi viene da pensare che Lucia ne ha passate tante di notte insonni, e con lei tutta la sua famiglia, soprattutto negli ultimi mesi di malattia. La guardo nel suo letto avvolta da quella candida coperta di pizzo con le mani giunte sul petto, e ai piedi del letto un grande mazzo di rose rosso porpora che erano inondate da un fascio di luce che penetrava dalla finestra socchiusa, e le rendeva ancora più belle come non ne avevo mai viste prima. Mentre pregavo per lei e la sua famiglia,  il mio sguardo era lì sul quel fascio di luce che riusciva a rendere così belle quelle rose.

Nell’ultima lettera enciclica LUMEN FIDEI  il sommo  Pontefice Francesco nel punto 1 parla della Luce della fede: con quest’espressione, la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù, il quale, nel Vangelo di Giovanni, così si presenta: « Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre » (Gv 12,46). Anche san Paolo si esprime in questi termini: « E Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulge nei nostri cuori » (2 Cor 4,6). Nel mondo pagano, affamato di luce, si era sviluppato il culto al dio Sole, Sol invictus, invocato nel suo sorgere. Anche se il sole rinasceva ogni giorno, si capiva bene che era incapace di irradiare la sua luce sull’intera esistenza dell’uomo. Il sole, infatti, non illumina tutto il reale, il suo raggio è incapace di arrivare fino all’ombra della morte, là dove l’occhio umano si chiude alla sua luce. « Per la sua fede nel sole — afferma san Giustino Martire — non si è mai visto nessuno pronto a morire ». [1] Consapevoli dell’orizzonte grande che la fede apriva loro, i cristiani chiamarono Cristo il vero sole, « i cui raggi donano la vita ». [2] A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: « Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio? » (Gv 11,40). Chi crede, vede; vede con una luce che illumina tutto il percorso della strada, perché viene a noi da Cristo risorto, stella mattutina che non tramonta”.

Per un attimo ho pensato che quelle rose così illuminate  fossero  la cosa più bella in quella stanza, ma guardando il volto della madre, quegli occhi pieni di lacrime, ma non disperati, pieni di luce, capisco che c’è una luce diversa da guardare, e come scrive il Papa nell’enciclica: è urgente perciò recuperare il carattere di luce proprio della fede […] La luce della fede possiede, infatti, un carattere singolare, essendo capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo. Perché una luce sia così potente, non può procedere da noi stessi, deve venire da una fonte più originaria, deve venire, in definitiva, da Dio. La fede nasce nell’incontro con il Dio vivente, che ci chiama e ci svela il suo amore, un amore che ci precede e su cui possiamo poggiare per essere saldi e costruire la vita. Trasformati da questo amore riceviamo occhi nuovi, sperimentiamo che in esso c’è una grande promessa di pienezza e si apre a noi lo sguardo del futuro”.

Pesce polpetta 

Una risposta a “La luce”

  1. E quello che dice il Papa è tanto più vero per i bambini. Raccontava il papà di Lucia che il nipotino guardando la mamma adagiata sul letto dicesse alla sorellina: “Non piangere perché la mamma non ci ha lasciato, ci guarda dal cielo ed è sempre con noi”. Guardare la realtà con questi occhi è già una “grande promessa di pienezza” ed è già uno sguardo nuovo sul futuro.

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