“La Marea nasconde ogni cosa” di Cilla & Rolf Borjlind

1987: sulla spiaggia della costa nord occidentale della Svezia viene uccisa una giovane donna incinta. 2011: Olivia, un’aspirante poliziotta, riapre il caso mai risolto e nel progressivo coinvolgimento con figure umanamente variegate ci mostra squarci della società svedese contemporanea, contraddittoria, spesso fallimentare ma con un desiderio di giustizia non ancora definitivamente sotterrato dagli innumerevoli insuccessi. Gli autori non nascondono la loro fede per gli ideali ambientalisti e di sinistra, e lo fanno in un modo manicheo, come se il bene e il male potessero essere racchiusi in una scelta ideologica. Un bel romanzo, nonostante questa cappa opprimente del politically correct. Ben raccontato è il mondo dei senza tetto di Stoccolma, diseredati, drogati e alla ricerca di rapporti significativi e il sottobosco degli informatori della polizia. Più prevedibili alcune sortite nel mondo dell’alta finanza e della politica, nei gruppi filonazisti dei picchiatori del sabato sera, e degli incontri di cagefighting con annesse scommesse, in cui minorenni sono costretti a sfidarsi a mani nude dentro gabbie metalliche, in uno spettacolo che rimanda agli antichi giochi dei gladiatori nelle arene. Gli svariati personaggi che affollano la narrazione hanno il baricentro a Stoccolma e si spostano a Nordkoster con le sue maree e la sua natura selvaggia, oppure sulla paradisiaca costa guatemalteca di Mal Pais; fino ad una conclusione doppiamente inaspettata che cristallizza i risultati dell’indagine poliziesca.

Pesce Palla