La trappola di Letta

La trappola di Letta
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“Lo dico da cattolico: se tu non vuoi divorziare non divorzi, se sei contro l`aborto non lo pratichi, se sei contro le relazioni omosessuali sei libero di non averne. Ma non puoi impedire ai tuoi concittadini di fare quello che tu non sceglieresti per te. Questa è la laicità dello Stato, una delle grandi conquiste del nostro mondo ora in pericolo”.

Non fa una piega, in superficie. Le pieghe e i buchi di questo ragionamento si palesano appena dopo la reattività spiccia, all’istante due. A parte il terzo incomodo (l’embrione) che Letta sceglie di non considerare quando cita l’aborto come scelta personale priva di effetti su terzi, divorzio e relazioni omosessuali attengono effettivamente alla sfera decisionale di ciascuno e hanno a che fare con scelte di natura affettiva.

Presupponiamo non siano coinvolti minori. Il dramma dei bambini e dei ragazzi divisi tra due case, due registri educativi diversi, spugne di una conflittualità continua, lo sfruttamento delle donne a fini riproduttivi e la mercificazione del corpo umano effettivamente occupano troppo spazio di discussione: non sono temi social, richiedono un ragionamento serio, necessitano di esperti, non sono affrontabili per slogan.

Assumendo dunque il campo visivo di Enrico Letta in cui non sono contemplati embrioni, minori e adolescenti in caso di aborto, divorzio e relazioni omosessuali (censura un po’ allarmante considerando che questa è la prospettiva del leader di uno dei maggiori partiti del nostro Paese – in pieno inverno demografico) ci si accorge che il suo concetto di laicità è in realtà un’illusione ottica. Ciò per cui stanno combattendo Enrico Letta e il suo partito non è la possibilità per tutti di autodeterminarsi rispetto alle scelte affettive ed esistenziali. E’ già così ora: se voglio divorziare posso (tra l’altro in pochissimo tempo), se desidero una relazione omosessuale non solo posso ma per essa c’è anche un vestito giuridico ad hoc, se voglio abortire ci sono reparti ospedalieri dedicati. Chi impedisce che cosa a chi allora? Cosa c’è in gioco? La battaglia in corso ha come obiettivo la trasformazione di uno Stato laico, come è oggi l’Italia, in uno Stato confessionale. Una confessione laicista che ha i suoi dogmi, i suoi comandamenti e le sue regole, al pari delle confessioni religiose. L’oggetto del contendere è lo spazio pubblico: un pulpito da cui Letta e i suoi compagni vorrebbero elargire prediche senza contraddittorio. Non è la lotta per l’autodeterminazione, è la guerra per il prevalere dell’ideologia sulla libertà di espressione religiosa, culturale e personale. Si veda la scuola pubblica: da spazio di libertà e incontro tra le differenze è divenuta la casa del pensiero unico dove la diversità non di moda è ostracizzata. La laicità secondo Enrico Letta prevede la tutela giuridica di una certa idea di uomo e di società e la messa al bando dei non allineati dallo spazio pubblico. Lottiamo dunque per una laicità vera, per tutti.

Medusa

Una risposta a “La trappola di Letta”

  1. Credo che l’errore di Letta sia più profondo. Se si trattasse di andare a messa la domenica o di battezzare un bambino, il suo ragionamento non farebbe una piega. Ma il problema non è di fede o appartenenza ad una confessione. È lì l’ignoranza o la spaccatura presente nell’autocoscienza di molti cattolici, tra ragione e fede; la drammatica spaccatura per cui la fede non diventa più cultura. Il problema è di ragione, particolarmente nel caso dell’aborto. Perché sia accettabile quel che dice il segretario del PD, occorrerebbe negare, scientificamente, che l’aborto non sia la soppressione non semplicemente di un’altra vita (eppure c’è chi è contro l’abbattimento dei cinghiali) ma di un altro. Ma per il Covid ci si appella alla scienza (e magari si fa appello all’autorevolezza della Chiesa perché esorti alla prudenza) nel caso dell’aborto il prezioso apporto della scienza, viene censurato. Per fini elettorali.

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