L’altare dell’ipocrisia e quello della logica

Cari amici de La Spigola,

ripubblichiamo un articolo del prof. Giovanni Maddalena apparso su Zafferano news:

L’altare dell’ipocrisia e quello della logica
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“Una risposta che vale un trattato sul mondo moderno quella del Papa di ritorno dal viaggio a Cipro e in Grecia. La risposta non è tanto quella di filosofia politica sui rischi dei populismi e dell’impero sovranazionale uniformante. La risposta vera è quella sull’accettazione delle dimissioni del vescovo di Parigi, Michel Aupetit, accusato dalla stampa di aver avuto una relazione affettiva qualche anno fa. Il Papa accetta le dimissioni, ammettendo che purtroppo quando un vescovo è accusato, tanto più in materie pruriginose, non riesce più a governare la sua diocesi. Tuttavia, il Papa accusa con forza il potere di calunnia della stampa (“ma cosa ha fatto lui di così grave da dover dare le dimissioni? Qualcuno mi risponda, che cosa ha fatto? E se non conosciamo l’accusa non possiamo condannare. Prima fate le indagini”), ricorda che le incoerenze carnali non sono le più gravi (“i peccati più gravi sono quelli che hanno più angelicalità: la superbia, l’odio”) ma soprattutto termina icasticamente dicendo che Aupetit finisce così “sacrificato non sull’altare della verità ma dell’ipocrisia”.

Il trattato che si trova in questa risposta è che la radice di tanti mali di oggi è il moralismo, ereditato dal calvinismo e servito ora su un tappeto liberal/progressista americano. In questo giudizio il Papa fa rientrare anche, e forse soprattutto, i cattolici, che si scandalizzano di qualche carezza del proprio vescovo a una donna a cui vuole bene. Il Papa fa giustamente notare che anche Pietro era stato un pubblico peccatore ma che la Chiesa lo aveva accettato come capo supremo. Ora, non lo vuole neanche come vescovo locale. Eppure, tutti, cattolici e non, dovremmo sapere che tutti sbagliamo e che le fragilità, le infedeltà, le incoerenze, le violenze più gravi sono sulla mente e sullo spirito, non sulla carne.

Maledetto moralismo del nostro secolo in cui persone (e persino statue di persone) di valore vengono rimosse per ciò che hanno detto, fatto, pensato in altre epoche e contesti; in cui si giudicano gli esseri umani non per le azioni compiute ma per il gruppo a cui appartengono; in cui il peso dei ragionamenti soggiace alla furia dei ri-sentimenti del momento. Tanto più maledetto, e ironicamente stupido, nel caso del vescovo di Parigi. In un mondo super-egocentrico dove quasi nessuno crede in qualche valore più alto del proprio portafoglio e, quanto al sesso, tutti fanno tutto ciò che vogliono, si rimprovera una persona che ha scelto di rinunciare agli istinti e ai piaceri naturali per dedicarsi a valori eterni e alle altre persone: invece di ringraziarlo per tutti gli anni spesi per gli altri, gli si rimproverano i minuti spesi per se stesso; invece di farsi mettere in discussione dalle sue scelte eccezionali, lo si rimprovera dei suoi momenti normali; invece che apprezzare il sacrificio di rimanere su una strada difficile, lo si rimprovera di non essersene andato per quella facile.

Curiosi ragionamenti! Tanto più curiosi quando vengono da non credenti, che rimproverano l’incoerenza rispetto a valori che non condividono. Bisognerebbe essere del tutto indifferenti o addirittura contenti se uno non è fedele a scelte sbagliate, no? Non saremmo forse contenti se un assassino per una volta non uccidesse e un ladro non rubasse? Già, così vorrebbe la logica. Purtroppo, però, non è la logica a governare il mondo e la comunicazione. Il Papa lo sa e accetta le dimissioni, ma almeno ci fa capire che l’altare della logica si trova insieme a quello della verità: da un’altra parte.”

 

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