L’Amore eterno

Ieri sono stata ad uno degli innumerevoli matrimoni a cui sono invitata ultimamente. È sempre una cosa vertiginosa vedere gli amici che decidono di prendere una strada definitiva per la propria vita in un mondo in cui i rapporti sono tutto tranne che definitivi. Alla fine di un video di auguri, realizzato dagli amici degli sposi, è stato inserito un pezzo del sonetto 116 di Shakespeare, che cito per intero per la sua bellezza:
“Non sia mai che io ponga impedimento a due anime fedeli. Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l’altro s’allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai. È la stella guida di ogni sperduta barca, il cui valore è sconosciuto benché  nota la distanza. Amore non è soggetto al tempo pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama. Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio: se questo è errore e mi sarà provato io non ho mai scritto e nessuno ha mai amato.”
Quello che mi ha colpito del sonetto è  questa immutabilità. Io vedo continuamente mutare i rapporti, le persone, e i sentimenti. Quello che mi ha conquistata insomma è la promessa di eternità che c è in queste parole. Ma come un rapporto può restare immutato? Come può l’Amore non svanire neppure se l’altro si allontana? Mi vien da dire che non c’è nessuno che può restare perennemente fedele e puramente incorrotto nel tempo. Evidentemente  l’amore di cui parla Shakespeare è l’Amore di cui nessuno di noi è capace e che allo stesso tempo ognuno agogna per sé. Che desidera e tradisce in continuazione (tanto che si prova dolore quando ci si accorge di non essere capaci di amare o di non essere amati). Mi è stato più chiaro che affidare a Dio, attraverso il sacramento del matrimonio, un rapporto che di per sé è cedevole è il modo per scoprire quell’Amore con cui può diventare eterno e perfetto ciò che strutturalmente perfetto non è.

Barracudina