Le parole e la verità

Qual è il rapporto tra le parole e la verità? Questa è una questione che mi ha sempre affascinato fin da quando al liceo i miei compagni affermavano, nel senso estremamente relativista del pensiero, che le parole sono solo “convenzioni” e che non esiste in fondo una verità da comunicare perché comunque è tutto relativo. Ma non esiste solo questo pensiero al riguardo: per esempio, questa estate in una presentazione dell’opera di Claudel “L’Annuncio a Maria”, si diceva che quest’opera teatrale poteva risultare di difficile comprensione per un uomo moderno, perché i profili psicologici dei personaggi sono come “tagliati”, ogni personaggio dice e fa quello che veramente pensa, nel bene e nel male, senza introspezioni: “siamo in un mondo in cui conta la parola, un teatro di parola vuol dire che è un teatro in cui la parola esprime il suo significato, e c’è un’unità profondissima e perfetta tra la parola, la realtà e il significato.”. Ho sempre difeso questa versione del rapporto tra parola e verità, ed è bellissimo vedere come alcune scoperte in ambito linguistico confermano questa ipotesi! Vi propongo allora di vedere questo incontro del meeting di Rimini di qualche anno fa che mi ha stupito molto e che in questi giorni mi è tornato in mente proprio perché, mentre sto imparando una lingua nuova, ho sempre più l’idea che le varie lingue con cui l’uomo comunica sono come dei canali innati in cui il pensiero di un uomo scorre e si forma nel rapporto continuo con la realtà. Ovviamente non propongo di ascoltare Noam Chomsky, ma l’introduzione di Andrea Moro: in 30 minuti spiega cosa è successo negli ultimi 50 anni nella concezione del linguaggio dell’uomo e di come si è passati da una idea puramente “convenzionale” delle parole a qualcosa di molto diverso, il tutto con il racconto di alcuni suoi esperimenti veramente strabilianti. Il link e’ il seguente:

https://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&item=6367

Buona visione

Occhione