L’eccidio Vandeano: “l’annientamento di un gruppo umano religiosamente identificabile”

A 220 anni dal massacro perpetrato dai giacobini in Vandea (una remota regione dell’ovest della Francia), Giulio Meotti sulle colonne de “Il Foglio” ha voluto ricordare quell’eccidio.
Voglio sottoporvi alcuni stralci dell’articolo per non dimenticare e per avere chiaro e completo il giudizio circa gli avvenimenti che vanno sotto il nome di Rivoluzione Francese.
“[…] È stato presentato in Assemblea Nazionale un disegno di legge che ha lo scopo di riconoscere il ‘genocidio vandeano’, che ebbe luogo, a più riprese, tra il 1793 e il 1796 per opera delle truppe rivoluzionarie di Robespierre nei confronti degli abitanti della regione contadina della Vandea.
[…] I sostenitori della tesi del genocidio parlano di una ‘congiura del silenzio’, in cui la politica e la storiografia avrebbero cospirato perché cadesse nell’oblio il grande sacrificio dei vandeani, colpevoli di aver difeso le loro convinzioni religiose contro il nuovo potere ateo e giacobino. Le ‘colonne infami’ repubblicane compirono spietati massacri contro i vandeani, lasciando sul terreno dai duecentocinquanta ai trecentomila morti.
[…] La Vandea è nomen omen del massacro di innocenti, al pari della notte di San Bartolomeo, di Guernica, di Srebrenica.
[…] Reynald Secher, uno dei maggiori storici delle guerre vandeane, sostiene che «quelle rappresaglie non corrispondono agli atti orribili, ma inevitabili, che si verificano nell’accanimento dei combattimenti di una lunga e atroce guerra, ma proprio a massacri premeditati, organizzati, pianificati, commessi a sangue freddo, massicci e sistematici, con la volontà cosciente e proclamata di distruggere una regione ben definita e di sterminare tutto un popolo, di preferenza donne e bambini» (‘Il genocidio vandeano’, Effedieffe Edizioni, Milano 1989).
[…] La Vandea come preludio di Auschwitz, del Ruanda, del Gulag. […] Gli storici non amano i paragoni con l’Olocausto, […] ma della Vandea parlano come di un ‘popolicidio’.
[…] Varrà la pena di ricordare che i vandeani sono stati sterminati con metodi non dissimili da quelli nazisti. Così si legge sul Bollettino Ufficiale della Nazione: «Bisogna che i briganti di Vandea siano sterminati prima della fine di ottobre. La salvezza della Patria lo richiede».
[…] Nessuna delle regole dell’antica arte militare fu rispettata in quella guerra, perché fu la ‘prima guerra moderna’, in cui dei civili si fece carne da macello.
[…] Quello della Vandea è il primo genocidio della storia ideologica del mondo contemporaneo. Le Colonne infernali, tagliagole al comando del generale Louis Marie Turreau, devastarono la regione con feroce acribia cartesiana. Fucilazioni, annegamenti, falò di parrocchie zeppe di civili, camere a gas. C’era l’onta di un pezzo di Francia che aveva osato levarsi contro la volonté générale.
[…] Le armi principali dei Vandeani furono le preghiere nelle chiese solitarie, le corone di rosario agli occhielli, i ‘sacri cuori’ cuciti agli abiti, le processioni e le riunioni nei boschi, i giuramenti di rifiutarsi al reclutamento, i racconti dei miracoli, fu la rivolta di tutto un popolo, in cui le congiure erano nascoste dietro l’altare di ogni borgo contadino.
[…] Così i giacobini concepirono, votarono all’unanimità e realizzarono l’annientamento di un gruppo umano religiosamente identificabile. Con ben due leggi, scritte e conservate negli archivi militari: il 1° agosto del 1793 si decise la distruzione del territorio, degli abitati, delle foreste e dell’economia locale; il 1° ottobre si ordinò lo sterminio degli abitanti, prima le donne (‘solchi riproduttori’) poi i bambini. Leggi in vigore fino alla caduta di Robespierre. […] Tutto come Hitler prima di Hitler. Si usò in Vandea il termine ‘race’ (razza): un vocabolo che, di conio illuminista (Voltaire, Buffon, l’Encyclopédie), produsse lì subito l’idea di una “race maudite” (razza maledetta) da estirpare. Bertrand Barère, membro del “Comité de salut public”, gridava dalla tribuna: «Quelle campagne ribelli sono il cancro che divora il cuore della Repubblica francese».
[…] «Se approvasse la proposta sul genocidio, la Repubblica accetterebbe per la prima volta di guardarsi allo specchio», ha scritto sulla rivista Causeur lo storico Frédéric Rouvillois: «Per la prima volta riconoscerebbe il terribile delitto che ha segnato l’inizio della propria storia»”.
E sarebbe quasi ora!!!

Pesce ner(Azzurro)