Letture da spiaggia 3

“Dentro i racconti ci sono i personaggi più simili alle persone che io abbia mai incontrato. Nessuno di loro ha il tempo e lo spazio per diventare un eroe, ma vibrano e appassionano proprio perché sanno che hanno poco tempo. Passeranno, come fa la bellezza in bicicletta, un fiore che sfiorisce. Ho un fiore, in questo momento, sul balcone di casa e se lo guardo so che è un racconto, non un romanzo. E’ superbo, perfetto, alto e ha poco tempo da vivere, ma io lo ricorderò a lungo.” La frase è di Valeria Parrella, giovane scrittrice napoletana (anche) di racconti che al momento non mi ha ancora conquistata, ma che descrive bene quello che provo quando incontro un racconto buono, che riesce a farmi compagnia a lungo e che ogni volta riaccade.
Con Carver, ad esempio… (alcuni dicono che i suoi racconti non sono minimalisti ma inconcludenti, perché totalmente privi di significato, bah!) quando leggo “Una cosa piccola ma buona” non posso fare a meno di rivivere – ogni volta – il dolore di Ann e di Howard, ma anche, due minuti dopo, la ridicola, inutile rabbia del pasticcere e poi la sua vergogna; oppure in “Vicini” quando Bill e Arlene si accorgono di aver lasciato la chiave nell’appartamento degli Stone e che tutto il loro frugare invidioso e meschino verrà, presto o tardi, alla luce provo imbarazzo con loro come se la loro meschinità fosse la mia.
Ok, basta. Carver corrisponde molto al mio “raccontatore” ideale e potrei andare avanti per ore quindi, se non avete di meglio per i prossimi giorni di ferie… i due racconti citati sono pubblicati da Einaudi rispettivamente nelle raccolte “Principianti” e “Vuoi star zitta, per favore?”.
Just to start!

Alice