L’io e gloria di Dio

Cari amici della spigola,
sono stato a cena con colleghi e fornitori.
Niente di speciale, dopo una lunga giornata di lavoro sul cantiere di uno stabilimento in costruzione, riflessi ridotti al minimo indispensabile: mano – braccio – bocca – deglutire (non sempre masticare).
Un fornitore particolarmente loquace nel raccontare le sue esperienze lavorative nei cantieri sparsi nel mondo (bla bla bla) a un certo punto si esprime in un commento particolarmente offensivo nei confronti del papa e della Chiesa, apostrofandoli come ipocriti ecc…
Non sono riuscito a rispondere nonostante tutto in me diceva che erano affermazioni violente e ingiuste, come se dicessero le stesse cose di mio padre e mia madre.
Mi sono ricordato di un’esperienza analoga che racconta don Giussani quando su un treno avevano apostrofato i preti e lui era andato dritto con il dito sotto il mento dell’apostrofatore dicendogli: “Lei non sa cos’è la gratuità!”.
Non ho lo stesso piglio, lo stesso carattere di Giussani, non sono riuscito ad esplicitare quella ribellione che era in me e che nella notte un po’ insonne a causa del chili (buono ma leggermente piccante) aveva occupato la mia mente.
Dov’è la gloria di Dio che non sono stato capace di affermare e difendere?
Domanda pesante e pressante, eppure il dolore per questa incapacità è per me l’evidenza di un amore per l’esperienza di bene, bello, giusto che oggi faccio nella Chiesa e che affonda le radici nella Tradizione fino a Gesù di Nazareth, proprio Lui, quello di 2000 anni fa, quello della vedova di Nain, delle nozze di Canaa e dei 2000 porci!
A volte, un po’ come è successo a Pietro, il dolore per il tradimento può essere spunto per una rinnovata professione di fede.
Ora vado che mi aspettano tubi, valvole eccetera eccetera.
Magari a suon di mazzate un giorno di questi rispondo… così iniziamo a divertirci sul serio!
Ciao.

TONNO subito