L’Italia è un Paese per giovani?

“Disoccupazione vola, record al 9%”, “Italia, disoccupato un giovane su tre”, “Disoccupazione record, fra i giovani è al 31%”: ecco i titoli con cui alcuni, tra i principali network di informazione italiani, aprono le loro prime pagine in questi giorni, sintetizzando i dati appena diffusi dall’Istat che ha misurato il livello di disoccupazione nel nostro Paese nel mese di dicembre 2011, tornata ormai ai livelli record del 2001. A leggere i titoli l’Italia sembra destinata a diventare sempre più un Paese per vecchi, secondo un’espressione ormai fin troppo abusata, mutuata dal romanzo di C. McCarthy portato alla ribalta dall’omonimo film diretto dai fratelli Coen.
E allora cosa fare per uscirne? Le tentazioni più ricorrenti sembrano oscillare tra la tentazione della rassegnazione e lo sfogo al senso di frustrazione incarnato dal popolo degli Indignados.
Nella diocesi di Termoli-Larino invece, proprio a partire dalla drammatica situazione che riguarda i giovani del nostro Paese, e del Molise in particolare, ha preso il via il progetto “Un Paese per giovani“: una sfida che sembrerebbe peccare di presunzione, se non fosse che il principale sponsor dell’iniziativa è il Vescovo della diocesi in persona, con la collaborazione ed il sostegno di un gruppo di volenterosi.
L’idea è semplice, ma quanto mai concreta: un variegato gruppo di volontari reclutatori (dipendenti pubblici e privati, ex dirigenti d’azienda, docenti universitari, medici, liberi professionisti), sono al lavoro per contattare aziende, professionisti, artigiani e proporre loro di aderire alla costituenda associazione Un Paese per giovani. L’associazione ha lo scopo di aiutare i giovani in cerca di occupazione ad essere introdotti nel mondo del lavoro mediante la loro collocazione in tirocini formativi e di inserimento lavorativo. Uno sportello informativo (con sede a Termoli in Piazza Duomo) accoglierà i canditati tirocinanti che, dopo un primo colloquio conoscitivo e di orientamento, troveranno collocazione presso le aziende che avranno aderito al progetto.
E’ un tentativo piccolo che però ha un pregio indiscutibile: parte dal basso, e cerca di costruire facendo leva su quello spirito indomito, tipico del popolo cristiano che, nel solco della lunga tradizione delle opere sociali, di fronte al bisogno non esita a mettere a disposizione energie, conoscenze e, se occorre, anche soldi per dare il proprio contributo, senza aspettare che a muoversi sia lo Stato o le “istituzioni preposte”.
Rombo