Ogni anno nel mese di maggio il popolo di Montenero si riunisce sotto un unico manto, quella della nostra amata Madonna di Bisaccia. Tutto il nostro infinito amore a Maria scaturisce dall’essere la “Madre di Dio”, di quel bambino che nel quadro di Bisaccia, attorno a cui si fonda la devozione e l’essere del nostro Santuario, è raffigurato con una manina che regge il mento della madre, quasi a reclamarne l’attenzione, e con l’altra trattiene un lucherino.
Può sembrare un argomento frivolo o materia di addetti ai lavori, ma che a ben vedere poco ha a che fare con la devozione popolare o con le ragioni teologiche ben più profonde della mariologia. Tuttavia, pur ridimensionando il valore dell’argomento, capire il messaggio dell’ignoto autore del quadro (del 1200?) nella scelta dell’oggetto retto dal bambino Gesù, può aiutarci a capire un po’ di più della fede antica e di ciò che ha commosso intere generazioni nell’ammirare tanta tenerezza.
Il pregevole testo “Santa Maria di Bisaccia – Un percorso tra storia, tradizione, culto”, a cura del sac. Claudio D’Ascenzo edito nell’anno 2010, coadiuvato dalle laboriose Nicoletta D’Aulerio e Teresa Bracone, non affronta l’argomento che qui cercheremo di indagare. Certo è che Gesù non sta giocando, e in quella dolce scena degli inizi della sua infanzia ci sta già anticipando un inaspettato finale.
Il quadro è stato oggetto di 3 importanti restauri completi, con le tecniche e il modo di interpretare il “restauro” dei vari tempi, che l’hanno cambiato al punto da arrivare alle pesanti accuse che “qualcuno aveva alienato una vera opera d’arte, molto costosa, sostituendola con una copia piuttosto scadente”. Quello che vediamo oggi è il risultato del contestato restauro del 1966 che ha cercato di riportare alla luce, per quanto possibile, le forme e i colori originali. Tuttavia molti dettagli sono andati persi o modificati, in particolare salta agli occhi l’oggetto o il volatile nella mano destra di Gesù, che da evidente pare evaporato.
Nell’iconografia delle Madonna con Bambino, vari alimenti e animali sono stati inseriti dagli artisti nel corso della storia, in mano a Gesù bambino, con vari significati: il papavero (che allude alla passione), la mela (che allude al peccato originale ed alla redenzione operata da Gesù), le ciliegie e il garofano (allusione al sangue e alla passione). A partire dal 1270 circa, i pittori collegano l’abitudine dell’uccello a posarsi sui cardi spinosi e il rosso delle piume alla corona di spine di Cristo, come riportato dal teologo spagnolo Isidoro di Siviglia che precisa che il cardellino (carduelus) si chiami così perché si nutre di spine e di cardi.
Il quadro della Madonna di Bisaccia è del genere Madonna col Bambino e sicuramente, a mio avviso, l’autore ha scelto di inserire nella mano di Gesù un uccellino. Questa considerazione, in tutta evidenza, è desunta da OGNI immagine disponibile del quadro e dalle varie immaginette in carta e medagliette coniate nel tempo, riportate con dovizia anche dal testo montenerese prima citato. In particolare nella versione “gialla” del dipinto risalente alla fine del 1800, quella che dall’avvento della fotografia per lunghi decenni ha accompagnato i nostri genitori e nonni fino al 1966 e diffusa anche dagli emigranti sparsi nel mondo, l’uccellino è rappresentato con particolare enfasi (ne ammiro una grande copia nella mia camera da letto, regalo di nozze del caro don Nino, penso anche che tutti i giovani sposi dovrebbero avere una madonna in camera). Certamente al restauratore dell’epoca doveva apparire ancora ben distinto il volatile che aveva in mano il piccolo Gesù, tanto da preferire, secondo lo stile del tempo, di esaltarne la presenza. Nell’ultimo restauro del 1966, scava e scrosta fra i vari strati (e forse interpretando pure), dell’uccellino non rimane che una rappresentazione poco distinta. E’ solo in quest’ultima versione, dunque, e nelle tre copie ad essa ispirate ad opera dell’infaticabile pittore Potalivo Anthony, che il lucherino pare volersi nascondere fra le sue stesse ali, mentre anche nell’imponente opera in marmo di Carrara degli anni 50, collocata nella nicchia della facciata del santuario, l’uccellino contempla fiero nostro Signore.
Ulteriore conforto dell’opzione “lucherino” è dato dalle numerosissime opere analoghe, anche marmoree, diffuse in tutto il mondo che rappresentano Gesù proprio con un uccellino. Ne cito solo qualcuno per brevità: la Madonna del lucherino di Albrecht Durer – 1506, Berlino, Gemaldegalerie; la famosissima Madonna del cardellino di Raffaello – 1506, Firenze – Uffizi (in questo caso è il cuginetto Giovannino – il futuro Battista – a porgere il cardellino al piccolo Gesù, ma come vedremo non si tratta di un gioco); Madonna con Bambino che tiene in mano un uccellino di Boccaccino Boccaccio – 1500 – Pinacoteca di Brera; Madonna di Rapolano (1340) di Ambrogio Lorenzetti (1290-1348). Non dimentichiamo, infine, il famoso santuario della Madonna di Montenero in Livorno dove troviamo un quadro e una storia analoga alla nostra, dove Gesù tiene ben assicurato il cardellino con un filo. Ricordo ancora con commozione quando ci siamo recati a Livorno per, potremmo dire, un “gemellaggio delle due Madonne” nel 2005, con tanto di scambio di quadri, in una delle memorabili uscite organizzate dal parroco don Claudio D’Ascenzo (ci riferì fra l’altro della devozione speciale a tale madonna del suo predecessore, l’indimenticato don Nicola Benedetto).
Ma per cosa sta, dunque, questo lucherino (che non è un pettirosso che invece sfilò una spina dalla corona di Cristo durante la salita al Calvario macchiandosi il petto di sangue) che Gesù tiene gelosamente in mano, quasi a distrarci da una scena tanto tenera di un bimbo in braccio alla mamma? Ecco, si tratta proprio di non dimenticare, presi da questa serena rappresentazione tanto umana e familiare ad ognuno di noi, che questo bimbo è l’incarnazione del Verbo, uguale a Dio e Dio stesso, che della vicenda umana condividerà proprio tutto, anche la sofferenza e la morte. Tutto ciò per dare un senso e una concreta visibilità al “dopo”, quell’Oltre per cui siamo fatti, che la Sua Resurrezione documenterà, prima a tantissimi testimoni oculari di duemila anni fa e per sempre alla ragione umana espressa nella fede.
“Il lucherino o cardellino, ama cibarsi di cardi e spine, ed è simbolo della futura Passione di Gesù”.
Ognuno può vedere stretto nella mano di Gesù quello a cui più tiene, ma spero di aver recuperato alcune brevi considerazioni utili per poter vedere in quel cardellino la possibilità di affidare ogni preoccupazione che portiamo nel cuore nella mano salda di Chi li condivide con noi e li redime.
Il pesce fuor d’acqua