Mamma… li durc!

Da qualche anno il durc (acronimo di documento unico di regolarità contributiva) è entrato nel linguaggio comune. Si tratta di una attestazione rilasciata congiuntamente da Inps e Inail (o dalla cassa edile per i lavori pubblici) nella quale viene certificata o meno la regolarità dei versamenti contributivi e assicurativi da parte delle aziende. Qualunque azienda intenda candidarsi per rispondere ad un bando pubblico, o vanti crediti nei confronti della pubblica amministrazione, per partecipare al bando o riscuotere le proprie fatture deve esibire il durc sul quale deve risultare che l’azienda è in regola con i versamenti. Il durc normalmente ha una validità di 30 giorni (solo in alcuni casi di 90 giorni). Purtroppo quello che doveva essere un certificato di corretto assolvimento degli obblighi contributivi, oggi è diventato uno strumento a dir poco odioso, per almeno tre ordini di ragioni:
  1. Dalla data in cui il durc viene richiesto alla data di rilascio trascorrono mediamente dai venti ai trenta giorni. Ora mentre le aziende private di solito hanno sempre a disposizione un durc aggiornato, rinnovandolo non appena quello in loro possesso si avvicina alla scadenza, quando la richiesta deve essere fatta dall’ente pubblico (e ciò avviene per tutte le pratiche dove l’Ente appaltante è un ente pubblico) l’ente lo richiede solo nel momento in cui riceve la fattura dell’azienda. Così se l’aziende emette fattura al termine di un progetto che è durato 3-4 mesi, prima che l’ente appaltante avvii la procedura per la liquidazione della fattura, trascorrono almeno altri 20-30 giorni;
  2. Non di rado quando più partner partecipano ad un progetto ci può essere un partner che esibisce il durc entro un certo termine e altri partner che lo esibiscono dopo qualche giorno: questo può succedere poiché l’Inps, l’Inail o la cassa edile in talune regioni sono più celeri nel rilascio del durc, che in altre. E allora può capitare (ed è capitato) che quando arriva il durc dell’ultimo partner il durc esibito dal primo partner è già scaduto e allora i tempi di attesa cominciano ad allungarsi in modo preoccupante;
  3. In questi mesi drammatici per tante aziende, soprattutto medie e piccole, che lavorano utilizzando fondi pubblici, sta accadendo un fatto paradossale: chiunque ha rapporti con enti pubblici ha visto allungarsi in modo spropositato i tempi medi di pagamento. La mancanza di liquidità sta costringendo sempre più aziende (che magari hanno un bilancio in attivo) a scegliere tra il pagamento degli stipendi ai dipendenti e il pagamento dei contributi, sapendo però che il mancato pagamento dei contributi avrebbe come conseguenza l’irregolarità del durc e quindi l’impossibilità a continuare a lavorare. E così l‘azienda non ha scelta e lascia senza stipendio i propri lavoratori.
Occorre risolvere questo drammatico problema; occorre un’iniziativa rapida che riduca drasticamente i tempi di pagamento da parte della pubblica amministrazione. Non è possibile avere rispetto per uno Stato impietoso verso i propri contribuenti, che da un lato non tollera un solo giorno di ritardo quando deve riscuotere i propri crediti, e dall’altro decide impunemente di allungare all’inverosimile i tempi di pagamento dei propri debiti. E’ un’asimmetria di posizioni e di forze che lascia il cittadino impotente e frustrato. Qualunque iniziativa in tal senso va sostenuta con forza. Ne va del futuro del nostro lavoro.

Rombo