Montevergine

Sabato sono stato in un paesino fuori Madrid dove una ragazza di 23 anni, dopo pochi anni passati sui libri a studiare lingue, è entrata in monastero. C’erano altre 200 sorelle a festeggiare la sua entrata e tutti, amici, conoscenti, “famiglie” (e’ stata accolta durante il periodo universitario da una famiglia spagnola, per cui ora ha ben 3 famiglie: una in Italia, una in Spagna e una con ben 200 sorelle) erano molto emozionati e colpiti da questa scelta cosi radicale.

Due le cose che mi sono rimaste impresse in mente per tutta la giornata: innanzitutto c’erano, tra le prime file delle suorine, 5 o 6 ragazze veramente belle e, conoscendole più tardi, non sembravano affatto stupide o visionarie. Anzi, erano molto intelligenti. E’ vero dunque ciò che don Giussani affermava: Il miracolo più grande e’ una bella ragazza di 20 anni che si dona completamente a Dio.

In secondo luogo, tutti in sala erano coinvolti nella vicenda di questa ragazza, e credo di averne capito il motivo, che riporto con le parole ascoltate alla presentazione termolese del libro “L’Annuncio a Maria” di Paul Claudel: “[…] la storia segreta di quest’opera è che dentro questo feudo esiste un convento che si chiama Montevergine, dove ci sono delle suore di clausura, che non compaiono mai. Questo convento prima è fiorente, poi è del tutto distrutto e poi rifiorisce. Il convento è l’emblema più radicale del rapporto con Dio: tutti i personaggi devono prendere una posizione rispetto a questo emblema vivente che dice che tutta la vita,  qualsiasi istante della vita, è rapporto assoluto con Dio. ”

Occhione