Moralismo e Cristianesimo

L’impatto del protestantesimo sulla mentalità del mondo intero ha un nome: moralismo.
Lasciamo perdere quello che domina tutti i giorni sui quotidiani, da Formigoni a Buffon (sì, i gobbi non bisogna condannarli per altre cose, già sono gobbi), dai capannoni che cedono alla festa della Repubblica (sì, non è la festa il problema rispetto a Napolitano). Lasciamo perdere quello di Grillo che vince in politica accusando tutti e tutto di compromessi che la politica invece deve fare per badare al bene comune, suo unico scopo.
Il moralismo più subdolo ce lo portiamo addosso tutti: nelle relazioni più care, nel rapporto – carissimo e fastidiosissimo – con noi stessi, nel modo di concepire le cose più interessanti: Dio, l’amore, la politica.
Ma che cos’è il moralismo? Il moralismo è il decidere un valore a propria scelta, erigerlo a idolo e misurare se stessi e gli altri in base a esso. Il moralismo è dunque un’immensa gonfiatura di un aspetto pur vero della vita. Così abnormemente gonfiato, esso diventa un mostro del quale ci si rende volontariamente schiavi, cercando con un impegno inevitabilmente fallimentare di raggiungerlo o realizzarlo. Da tangentopoli in avanti, per esempio, l’onestà legale è in cima alle classifiche pubbliche esattamente come nell’Ottocento lo era la rispettabilità sessuale.
Il moralismo cancella la complessità delle situazioni, la varietà infinita dei colori, la strutturale fragilità umana che non è capace di rimanere fedele – con le proprie forze – a quanto riconosce vero. La forma grammaticale del moralismo è spesso espressa dal verbo “dovere” declinato al condizionale. Purtroppo, ne esiste anche una versione cristiana: “dovremmo mettere Gesù al primo posto”, “dovremmo essere buoni”, “dovremmo meditare ogni giorno”. Esiste anche in forma sillogistica, condizionale ovviamente: se io avessi la fede, allora avrei fatto o farei o (meglio) dovrei fare.
Il Cristianesimo, invece, è di per sé l’anti-moralismo alternativo al mondo. È l’annuncio liberante dell’incontro con qualcuno che mi ama per come sono e non per come dovrei essere, che riconosce quello che è vero anche se non lo vive o lo tradisce, che si spende senza avere il problema di essere a posto.
La Bibbia ha un personaggio che prefigura quanto il Cristianesimo ha realizzato: il re Davide. Nell’assoluta preferenza di Dio Davide ha compiuto tutto il bene e tutto il male: liberatore del suo popolo, fondatore del regno d’Israele, salmista di Dio, fedele amico; e allo stesso tempo violento, assassino, adultero, traditore. Nessuno fino a Maria è stato prediletto quanto Davide perché nel bene e nel male non si è preoccupato di misurarsi e giustificarsi ma è sempre stato in piedi o caduto davanti al suo Signore.
Non è forse una vita più interessante? Non è forse un Cristianesimo più desiderabile? Non è forse la vera alternativa al Potere?

Torpedine

Una risposta a “Moralismo e Cristianesimo”

  1. “Il moralismo è il decidere un valore a propria scelta, erigerlo a idolo e misurare se stessi e gli altri in base a esso.” Occhio a non erigere il toro come idolo, che poi rischi di offuscare la tua mente, e vedere tutto bianco e nero…
    Squalo

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