Neuroscienze e religione

Neuroscienze e religione
Foto di Tara Winstead: https://www.pexels.com

Filosofi della mente e teorici dell’intelligenza artificiale da tempo avanzavano teorie e visioni antropologiche per cui l’uomo è senz’anima, individuando nel cervello «un aggregato di molecole».

L’Intelligenza artificiale: un altro tipo di materia, debitamente assemblato e organizzato, può svolgere al meglio le stesse funzioni della materia cerebrale. «Il cosiddetto problema mente-corpo non racchiude alcun mistero. La mente è semplicemente ciò che fa il cervello. Le menti sono macchine? A questo non oppongo alcun dubbio, mi chiedo solo: che genere di macchine? E benché i più ritengano degradante essere considerati macchine, spero che in loro si sviluppi il pensiero che è meraviglioso essere macchine dotate di poteri così mirabili». Parole di uno scienziato alcuni anni fa.

Ma oggi il transumanesimo agita il mondo delle religioni: Il miraggio dell’immortalità, raggiungibile col semplice transfer dei dati del cervello su un supporto elettronico non deperibile come il corpo umano, è la promessa di questo movimento filosofico che finisce in realtà per negare ogni spiritualità. Grazie allo sviluppo tecnologico, saremo in grado di superare i limiti posti dall’evoluzione alla natura umana e, con la fusione dell’ingegno umano contenuto nel cervello e della tecnologia che realizza computer sempre più elaborati e pensanti, di cancellare il nostro destino di morte, che colpirà solo il nostro corpo ma non quanto abbiamo appreso e immagazzinato negli anni della nostra esistenza umana. Quello che viene profetizzato è il passaggio dall’Homo sapiens all’Homo tecnologicus: l’idea più pericolosa del mondo, perché elimina da ogni scenario futuro ogni idea di uno sviluppo spirituale dell’uomo e riduce la vita umana alle informazioni che ognuno di noi possiede nel proprio cervello.

Le grandi religioni orientali sarebbero quelle che più possono essere avvicinate alle visioni tecnoscientifiche dei transumanisti. Due obiettivi avvicinano il buddhismo al transumanesimo: l’eliminazione della sofferenza e il miglioramento progressivo della condizione umana. In entrambi vi è la consapevolezza che al raggiungimento di questo ideale ultimo della vita umana il corpo, (e le sue funzioni) non è assolutamente più necessario: o perché è stato rimpiazzato da altri supporti artificiali molto più durevoli su cui impiantare i dati del nostro cervello, o perché, nel conseguire il nirvana, la fiamma del desiderio si è finalmente estinta. In realtà, prolungare la vita per un tempo indefinito non ha senso per i buddhisti, il cui scopo finale non è certo la longevità. Anche per gli induisti lo scopo è liberarsi da ogni illusione e desiderio pervenendo alla fusione del sé con il tutto, per cui è irrilevante la preservazione della propria identità. Lo shintoismo sembra più conciliabile con il principio dei transumanisti dell’unione fra tecnologia e uomo, anche se mai questi ultimi si sognerebbero di sostenere che la materia ha un proprio spirito.

L’ebraismo e islam sono favorevoli al progresso scientifico che può aiutare lo sviluppo dell’uomo, ma non dimenticano la verticalità dell’elemento divino, mentre la religione dei mormoni è la visione più simile a quella transumanista; secondo questa religione le Scritture invitano l’uomo ad andare oltre se stesso e a trascendere i limiti del corpo. Ma di fronte alla tentazione di onnipotenza, il progetto del transumanesimo sembra fallire proprio là dove le antiche tradizioni religiose traggono la propria forza per riproporre i loro credi: nel sapere perché e dove indirizzare la volontà affinché l’esistenza riscopra in se stessa quel significato che la rende unica, vera e intrinsecamente votata a essere in comunione con il divino.

Moscardino