NOMINE UE: UN INIZIO IN SALITA

Il primo round delle nomine europee si è concluso con l’accordo su Ursula von der Leyen (Commissione), Christine Lagarde (BCE), Charles Michel (Consiglio), Joseph Borrell (Alto rappresentante politica estera), a cui è seguita l’elezione di David Sassoli quale presidente del Parlamento Europeo fino al 2021.

Si è trattato di un accordo difficile, condotto soprattutto dai capi di Stato e di Governo appartenete ai tre maggiori gruppi (PPE, Socialisti e Liberali) e non del tutto rispettoso delle aspettative emerse dagli esiti elettorali.

In primo luogo, infatti, la scelta della Presidente, pur appartenente al gruppo di maggioranza relativa (il PPE) ha trascurato l’indicazione del candidato proposto prima delle elezioni dallo stesso PPE: il tedesco Manfred Weber. Purtroppo hanno prevalso logiche di equilibri fra gli Stati a scapito del rispetto dell’esito elettorale. Allo stesso modo sono stati indicati gli altri nomi di vertice, appartenenti l’uno ai Socialisti (Borrell), l’altro ai liberali (Michel); a questi si aggiunge la nomina di C. Lagarde, indicata dal presidente Macron.

Nella trattativa fra i capi di governo è entrato anche il nome del Presidente del Parlamento, l’italiano David Sassoli (socialista), quando nella scorsa legislatura il nome di Antonio Tajani era emerso nell’ambito di un’autonoma scelta dell’europarlamento.

Al di là delle valutazioni sulle singole persone e sul raggiunto equilibrio, che ha scongiurato un pericoloso stallo istituzionale, si tratta di un inizio difficile della nuova legislatura, soprattutto per il metodo scelto, poco rispettoso dell’esito elettorale.

Ciò ha già provocato qualche smottamento all’interno dei diversi gruppi politici (ad esempio i socialisti tedeschi, i popolari italiani e di alcuni paesi dell’est), il che non rende facile la conferma da parte del Parlamento dei nomi indicati dal Consiglio Europeo.

L’auspicio è che la nuova Presidenza della Commissione sappia sanare tale vulnus di democrazia, cercando di allargare il proprio consenso – al di là dei condizionamenti dei singoli Stati – guardando anche ad esponenti delle forze politiche finora di fatto escluse dalle trattative (come i Conservatori, esponenti dei Verdi e del gruppo Europa delle nazioni e della libertà) e cercando di avviare un’azione di riforma delle istituzioni europee più attenta alle istanze popolari e in grado di farsi carico dei più gravi problemi: su tutti, lavoro ed emigrazione.

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